Come concludere l’UTMB (parte 4)

Leggi anche le parti 1, 23

Prima di partire, affrontiamo ancora due argomenti.

La gestione del sonno

Per la maggior parte dei partecipanti, concludere l’UTMB significa trascorrere 2 notti sui sentieri. “Ma dormi durante la gara?” Ecco una domanda che, quanto a numero di occorrenze, eguaglia la mitica constatazione “io non ce la farei neppure in macchina”. La domanda però è molto sensata, al contrario della boutade che fa pensare a una Toyota che sale al Col Ferret.

Quindi come si gestisce il sonno? Ecco un altro decalogo (che poi non è un vero decalogo, ma fa lo stesso).

  1. Prevedi una o due notti sui sentieri? Se ne prevedi una, sappi che non è detto che tu ce la faccia. Arrivare entro la mezzanotte del sabato significa impiegare meno di 30 ore, cosa che riesce a pochi. Personalmente al mio primo UTMB ero seriamente determinato a passare una sola notte sui sentieri e invece arrivai all’alba di domenica. Nel 2011 invece la partenza fu spostata alla mezzanotte tra venerdì e sabato, quindi, a parte Kilian e pochi altri, tutti dovettero affrontare 2 notti. Perciò sappi che è probabile che passerai molte ore al buio non solo durante la prima notte.
  2. Il sonno non riguarda però solo la notte. Quando è allora che viene sonno? Beh, potrebbe anche non venire. Personalmente, su quattro volte che sono arrivato a Chamonix, due volte ho dovuto dormire e due volte non ne ho avuto bisogno.
  3. La prima domanda da porsi allora è che cosa si può fare per non aver sonno. Semplice: arrivare alla partenza riposati e senza sonno arretrato. I giorni prima della gara bisogna riposare bene e soprattutto al venerdì mattina ci si deve alzare belli riposati. Ognuno di noi può stabilire quanto sia più o meno facile arrivare riposati alla partenza. Forse alcuni sono capaci di rilassarsi qualche ora prima della partenza semplicemente sdraiandosi su una panchina: se ce la fanno, meglio per loro.
  4. Mettiamo però che, riposati o non riposati alla partenza, vi venga sonno durante la gara. Che cosa dovete fare? Resistere? Assolutamente no. Il sonno da UTMB (e non oso immaginare come sia quello da Tor des Géants) è qualcosa di invincibile che ti fa barcollare, che rischia di farti sbattere per terra, insomma è pericoloso. Quindi, appena se ne ha la possibilità, bisogna dormire.
  5. Facile a dirsi, ma dove dormire? Escludete di dormire lungo il sentiero. A parte che farlo di notte, specialmente nella prima, porterebbe all’ipotermia, potete star sicuri che ogni minuto sareste svegliati da qualche compagno di avventura che vi chiede se state bene. Bisogna dormire dove ci sono dei letti. È improbabile che il sonno vi assalga a Les Contamines, mentre forse qualcuno partito male potrebbe accusare il sonno al rifugio Balme salendo al Col du Bonhomme. Immagino che lì ci siano già dei letti disponibili, così come potrebbero esserci al Col de la Croix du Bonhomme, ma tenete conto che le discese tengono svegli, il sonno si fa sentire in piano e in salita. Quindi potrebbe essere meglio scendere comunque fino a Les Chapieux dove ci sono sicuramente posti per dormire. Quando partite da Les Chapieux, sappiate che non avrete la possibilità di dormire almeno fino al Col Checrouit, quindi valutate con grande onestà la vostra situazione. Dovrete svalicare il punto più alto e freddo del percorso, cioè il Col de la Seigne, di notte, oppure alle prime luci dell’alba, cioè nel momento più freddo del giorno. Lì non dovrete aver sonno, così come non dovrete averlo al Combal, posto in cui sconsiglio di ritirarsi – potreste battere i denti per qualche ora in attesa del pullmino. A Courmayeur, invece, dormono in tanti, perciò se avete sonno e non siete al limite del cancello orario, approfittatene.
  6. Personalmente, io nel 2009 ho dormito per circa un’ora e mezzo al Bertone, mentre nel 2013 ho dormito per circa un’ora al Bonatti.
  7. “Come faccio a svegliarmi?” Tranquilli, prima di sdraiarvi, dite ai volontari quando volete essere svegliati e loro saranno precisissimi. Al risveglio cambiate idea perché avete ancora sonno? Ditelo e vi chiederanno quando vorrete essere nuovamente svegliati.
  8. “Ma quando mi sveglio non mi sentirò con le gambe a pezzi e ancora assonnato?” Non tanto, l’adrenalina vi aiuterà a ripartire.
  9. E la seconda notte? Per me nel 2009 è stata drammatica. Non ho dormito, ma nella salita verso Catogne e verso la Tête aux Vents mi si chiudevano gli occhi, che poi si riaprivano in discesa. Dirò di più: salendo alla Tête aux Vents avevo le allucinazioni, le rocce si trasformavano in tende dei punti di ristoro!
  10. Durante la seconda notte sarà comunque più facile dormire: La Fouly, Champex, Trient, Vallorcine tra di loro distano molto meno di quanto disti Les Chapieux da Courmayeur. Inoltre, non proverete sensi di colpa a fermarvi un po’ dopo 24, 30, 36 ore di gara.

Tagliato il traguardo, passati i festeggiamenti, crollerete miseramente. Nel 2008, dopo la mia prima CCC appena rientrato a Dolonne, feci la doccia, poi, mentre mi asciugavo, mi addormentai seduto sul bordo della vasca

Sonno e freddo qualche decina di minuti dopo aver tagliato il traguardo (ph. Monica Pagliai)

L’attrezzatura

Quanti forum, blog e riviste hai letto sull’argomento? Adesso ti toccherà leggere anche la mia opinione. Sarà difficile dire qualcosa di nuovo, ma spero di scrivere almeno qualcosa di interessante. E, soprattutto, ormai sapete che è “tratto da una storia vera”.

Premetto che io punto al minimo indispensabile, porto esclusivamente quello che è previsto dal regolamento e arrivo a pesare sulla bilancia elettronica anche il buff per essere sicuro di usare quello più leggero di tutti.

Le scarpe

Le scarpe del mio ultimo UTMB fotografate un anno dopo la gara

Attrezzatura per eccellenza, passerete mesi a tormentarvi con l’interrogativo su quali usare. In realtà non sarebbe così difficile decidere: avete corso una gara di qualificazione da 100 e passa chilometri con le Hoka o con le Brooks Cascadia? Usate le Brooks Cascadia o le Hoka. Avete corso un ultratrail con le scarpette di Kilian? Usate le scarpette di Kilian.

L’unica cosa su cui mi sento di essere categorico è questa, non fate gli splendidi, non fate gli sboroni. Detto altrimenti: se avete corso sempre con scarpe molto ammortizzate, non fatevi prendere dal ghiribizzo di correre con scarpe da 250 grammi con un millimetro di intersuola, perché vi massacrerete. Soprattutto, anche se ci avete già gareggiato, non usate le Fivefingers o roba del genere: è da irresponsabili. Pensate un po’: avete mai visto qualcuno tra quelli che si piazzano in alto in classifica correre l’UTMB con le Fivefingers? Eppure gli atleti sponsorizzati dalla Vibram sono regolarmente presenti, ma corrono con vere scarpe con suola Vibram. Se pensate che non avete ambizioni di classifica e che voi con le Fivefingers sentite meglio il terreno e migliorate la meccanica di corsa, ricordatevi che dopo 30 ore la meccanica di corsa andrà a farsi benedire e appoggerete pesantemente il tallone. In più, immaginate la vostra meccanica di corsa mentre passate da una pietra all’altra prima di arrivare alla Flégère dopo 160 km e pensate che gioia sarebbe un sassolino che vi salta sull’alluce, oppure immaginate la poesia di una radice colpita in discesa mentre la vostra lampada frontale non riesce a perforare un banco di nebbia e voi mettete i piedi un po’ a casaccio. Se poi la scelta delle scarpe minimal è una questione religiosa, fate voi, ognuno cerca la sua via per il paradiso.

Ma io ho sempre usato le scarpe della foto? No.

Nel 2009 sono andato sul sicuro: Brooks Cascadia. Una pantofola, ben ammortizzata perché all’epoca le scarpette leggerissime erano roba per Olmo che correva con le Mizuno da strada da lui modificate con inserti di cartone del fustino del detersivo.

Nel 2011 la partenza fu rimandata a mezzanotte per le condizioni meteo. Immaginando che avrei incontrato molto fango, calzai delle Speedcross in goretex che qualche mese prima avevo comprato per una gara sulla neve. Prevedevo di cambiarle a Courmayeur e di mettermi le Cascadia, invece le tenni per tutta la gara, sebbene dopo Courmayeur il terreno fosse ormai asciutto. La scelta all’epoca sembrava non dico estrema, ma un po’ azzardata, perchè l’UTMB con le Speedcross era roba da Kilian enfant prodige nel 2008. Intanto Kilian nel 2011 vinceva con le prime Salomon biancorosse.

Nel 2013 feci la scelta più rischiosa. Avevo preso delle Saucony belle ammortizzate, comode e con un’ottima suola, ma all’ultimo momento decisi di correre con delle Haglöfs decisamente leggere. Mi andò bene. Paradossalmente con quelle scarpe invece soffrii molto un mese più tardi al Morenic Trail, gara di circa 110 km con pochissima salita. La ripetitività del passo sempre di corsa per almeno 100 km e dell’appoggio poco variato mi fece scoppiare i muscoli poco protetti da una scarpa dall’intersuola sottile.

Nel 2014, quasi à la Kilian con le scarpette leggere Salomon. Erano però la versione softground, che avendo una tacchettatura più pronunciata, avevano un filo di ammortizzazione in più rispetto alle scarpette biancorosse. Splendide, un guanto, superaggressive, ma ovviamente non adatte a chiunque.

Concludendo, andate sul sicuro, se avete concluso la vostra gara più lunga con delle scarpe che non vi hanno fatto male, quelle scarpe fanno per voi.

Bastoncini

Non li uso, quindi non posso dire niente, se non che, in qualità di sciatore di fondo, so che vale la pena di usare bastoncini molto leggeri e di ottima qualità. Quindi carbonio e prezzo purtroppo elevato.

Zaino

La dimensione dipende naturalmente dalla quantità di cose che portate. Chi va veloce può portarsi meno materiale perché non sta mai fermo, non fa in tempo a raffreddarsi e può mangiare quasi solo ai ristori. Ma come si fa ad essere sicuri che si sarà in grado di andare veloci? Sarà allora importante non solo il materiale che si porta, ma soprattutto il suo uso corretto. Di questo parlerò nel corso della descrizione dell’itinerario. Io comunque ho sempre usato lo stesso zaino, il Raidlight Olmo 5 che vedete nella foto.

Zaino da 5 liti, maglietta Sisport, manicotti (ph. Flash-Sport)

Rispetto all’originale, dopo anni di uso ho deciso di usare delle borracecette normali al posto di quelle di serie con cannuccia. Di questo zaino mi piacciono la stabilità e soprattutto il fatto che sia molto corto sulla schiena, cosa che mi fa sudare di meno e che mi permette la famosa camminata à la Olmo, che ho trasmesso alla mia figlia più piccola.

Oggi si usano zaini diversi, ormai usano quasi tutti i vest, anche io ne ho uno, ma da un solo litro; per quanto riguarda le borracce, sembrano tramontate le sacche con cannuccia, mentre moltissimi prediligono le soft flask, che anch’io apprezzo moltissimo. Dovrò prima o poi aggiornarmi.

Quanto al bicchiere, ne uso uno ripiegabile di gomma morbida (o plastica dura, non so bene) sempre della Raidlight, che ha pure la custodia che può essere agganciata alla cintura ventrale dello zaino. Nel 2014 l’avevo però dimenticata a Genova, così ho ripiegato sul fai da te: ho preso un succhino di frutta da 200 ml, l’ho bevuto, aperto, lavato ed ecco pronto un bicchiere leggerissimo e piegabilissimo.

Maglietta

Esiste solo la divisa della Sisport.

In caso di freddo si può fare uno strappo alla regola, così nel 2011 ho corso dall’inizio alla fine con una termica della Craft molto sottile, aderente ed elastica, che normalmente uso per sciare di fondo. Personalmente trovo comodi i manicotti. Quelli che vedete nella foto sopra sono leggermente felpati e con il buco per infilare il pollice e a mio parere sono davvero eccellenti.

Nel 2011 ho corso l’intera gara con maniche e pantaloni lunghi. Si vedono anche le borracce originali dello zaino Olmo 5. (ph. Flash-Sport)

Pantaloni

Corti o lunghi? Lunghi o corsari? Prima di tutto è bene ricordare che il regolamento prevede sia i pantaloni lunghi (oppure corsari+calze lunghe o booster) sia i copri pantaloni impermeabili. In secondo luogo, molto dipende da quanto soffrite il freddo. C’è chi non ha problemi ad andare con i calzoni corti anche con la temperatura sotto lo zero e chi invece preferisce aver le gambe coperte. Tenete conto che se di notte avete le gambe scoperte, è probabile che dobbiate coprire di più la parte superiore.

Nella foto qui sopra vedete che indosso i pantaloni lunghi anche di giorno. Visto che quell’anno ho incontrato sempre una temperatura non troppo elevata, li ho tenuti tutto il tempo. Se non ricordo male, nello zaino avevo un paio di svolazzini, oltre ai pantaloni impermeabili che avevo indossato fino al Rifugio Balme.

Nel 2013 e nel 2014 ho invece usato tutto il tempo i ciclisti, senza mai mettere i calzoni lunghi. I migliori che ho usato sono quelli fichissimi della Salomon che vedete nella foto qui sotto, che non è stata scattata all’UTMB 2013, ma un mese dopo al Morenic Trail, al quale ho accennato prima parlando delle scarpe.

Ciclisti compressivi Salomon (ph. Pantacolor)

Serve davvero il tessuto compressivo? Secondo me sì. È chiaro che la cosa che conta è l’allenamento, ma quell’anno ho proprio avuto la sensazione che il tessuto compressivo avesse aiutato a ritardare alcuni sintomi muscolari che ad un certo punto arrivano in una gara così lunga.

All’opposto dei ciclisti compressivi, abbiamo i pantaloncini larghi, quelli di stile americano. Io in una gara del genere mi trovo meglio con i calzoncini attillati, ma si sa che noi europei, tutti attillati, sembriamo po’ buffi agli americani.

Sono comunque giunto a un paio di conclusioni pratiche e la seconda è quella che adotterei se dovessi tentare nuovamente la gara.

  1. Siete freddolosi, oppure la temperatura è bassa? Fate tutta la gara con i pantaloni lunghi (oppure corsari+booster) e tenete nello zaino i copripantaloni impermeabili che userete solo in caso di pioggia o neve.
  2. Non siete freddolosi, oppure si prevede temperatura mite? Partite con i ciclisti e, se avete freddo di notte, copritevi con i copripantaloni impermeabili: saranno più comodi da infilare perché basterà aprire la cerniera laterale, non dovrete togliervi le scarpe e vi proteggeranno dal vento quando arriverete in cima ai colli. Chiaramente non dovrete usare un paio di calzonacci plasticosi da 10 euro di Decathlon, ma qualcosa di più leggero e comodo. Io ho un paio di calzoni leggerissimi della Camp pensati per lo sci alpinismo che vanno benissimo anche per correre e che, ripiegati, occupano pochissimo spazio. Per esperienza fatta in allenamento sotto la neve, posso dire che, così abbigliati, non avrete freddo. E per assolvere l’obbligo del pantalone lungo? Prendete dei collant e tagliate i piedi. Secondo me il regolamento lo permette. Se i collant sono sottili e siete maschi non ciclisti e non nuotatori, ammirerete i vostri peli in trasparenza e, se come colore scegliete il giallo, assomiglierete a Malvolio della Dodicesima notte, dando così un tocco shakespeariano al vostro UTMB.

Calze

Corte o lunghe? Io non ho mai usato quelle lunghe, quindi non so se abbiano dei vantaggi. Non ho neppure mai usato i booster, quindi non ne posso parlare. Fondamentale è che le calze non siano di cotone, che è una fibra idrofila che si inzuppa e non asciuga mai più, ma che siano di una fibra che asciughi in fretta. Al mio ultimo UTMB mi sono trovato bene con dei calzini molto sottili della Salomon, che poi a Courmayeur, visto che ero un po’ infangato, ho cambiato con un paio diverso.

Mutande

Come ho scritto nella puntata precedente, consiglio il colore nero per sentirvi meno umiliati in caso di eventuali frenate. Soprattutto, niente cotone: si inzuppa di sudore e vi procura un’arsura terribile. Non solo: quando fa freddo, le mutande inzuppate sono ancora meno piacevoli. Ricordo il mio primo ultratrail, il Cro Magnon del 2007, quello sospeso per una clamorosa nevicata. Ancora inesperto, avevo degli slip di cotone e vi assicuro che sentivo un gran freddo alle pudenda!

Slip o boxer secondo i vostri gusti.

Copricapi

Tralasciando le regole attuali che impongono, in caso di caldo, il “kit canicola” con tanto di berretto da deserto, si possono portare tre pezzi con pochissimo peso in pochissimo spazio.

  1. Il buff. Come vedete dalle foto, io lo uso molto come fascetta assorbisudore, ma sapete bene che può diventare moltissime cose.
  2. Il cappellino con visiera. Oltre a proteggere dal sole, sotto il cappuccio della giacca può riparare dagli schizzi. Io ne ho 2 che hanno la visiera pieghevole, senza struttura rigida: sono leggerissimi e si ripiegano ovunque.
  3. Il berretto da fondo (o cuffia o bonnet) in microfibra: quello della foto qui sotto non pesa niente e tiene sufficientemente caldo quando scio con la temperatura sotto lo zero anche di parecchi gradi.

Lampade

Visto che il regolamento ne prevede giustamente due, più o meno tutti portano una luce più potente e una più debole, ma più leggera.

Se non avete una luce particolarmente potente, potete fare come ho fatto nella foto qui sotto:

Doppia lampada frontale e berretto da fondo (ph. Monica Pagliai)

Visto che 2 luci dovete portarle, perché non approfittarne e usarle entrambe?

Altro consiglio: Visto che si parte alle 18, perché non fare come Marco Olmo e non partire con la frontale già in testa, invece di tirarla fuori dalle parti di Saint Gervais o di Les Contamines, magari mentre correte? Io almeno una volta l’ho fatto e, anche spenta, la lampada frontale almeno un compito lo assolve, visto che fa da fascia assorbisudore.

Farmaci

Mi sono già espresso sull’argomento. L’unico che ho portato – e neppure sempre – è l’Imodium per la dissenteria. Per il resto non ho mai portato neppure dei cerotti. Ovviamente va portata la benda obbligatoria.

Occhiali

Per quelli da vista, regolatevi secondo le vostre abitudini, io non li uso e non so se consigliare occhiali, lenti a contatto o niente. Quanto agli occhiali da sole, possono essere utili, ma non indispensabili. Attenti a non romperli.

Strato caldo intermedio

Personalmente trovo che sia il capo più difficile da scegliere. Visto che uso uno zaino piccolo, la mia prima preoccupazione è sempre stata che fosse poco ingombrante. Ma se prevedete di impiegare più di 40 ore, preoccupatevi prima di tutto che lo strato caldo intermedio sia davvero caldo. Potrebbe essere ciò che vi salva da un ritiro notturno.

Per curiosità, all’ultimo UTMB il mio strato intermedio consisteva nei manicotti dei quali ho già parlato e in un vecchio antivento Salomon piuttosto comprimibile. Era una scelta al limite del regolamento, ma al controllo del materiale era stata accettata.

Guscio

Capo importantissimo. 4 volte finisher, 4 gusci diversi (ma non sono uno spendaccione). Nel 2009 avevo l’antivento parzialmente impermeabile della Salomon del quale ho appena detto. Oggi non sarebbe a norma di regolamento. Scelta non furbissima, ma le previsioni erano buone.

Nel 2011 ho usato un guscio in simil-goretex della Millet. Ha funzionato bene sotto pioggia e neve.

Guscio Millet nel 2011 (ph. Flash-Sport)

Nel 2013 è stata la volta della bella giacca in Goretex Paclite della Salomon della foto sopra inserita dal Morenic Trail. Oggi, al posto del Goretex Paclite, c’è il Goretex Active e direi che per la maggior parte delle persone sia il prodotto migliore. È caro, ma funziona davvero bene.

Nel 2014, a caccia di leggerezza, ho usato una giacca leggerissima e supercomprimibile della Raidlight.

Guscio superleggero ed elastico. Sulla prima salita, alla luce del giorno, ma già con la lampada pronta in testa (ph. Flash-Sport)

La giacca è talmente sottile da essere semitrasparente e a Les Chapieux, al controllo del materiale, ho dovuto insistere un po’ per convincere i giudici che stavo rispettando tutti i canoni di impermeabilità e traspirabilità. In effetti la giacca funziona: traspira bene (e voglio vedere, sottile com’è!) ed è impermeabile (pioveva e sono rimasto asciutto). In più ha una qualità che molti degli altri gusci non hanno: è leggermente elastica, perciò riuscivo a metterla sopra lo zaino e a chiuderla nonostante le borracce piuttosto ingombranti sugli spallacci. E quando la giacca non serve più? La si toglie e la si piega. Sì, ma l’umidità? Guardate la foto qui sotto: ho infilato la giacca in una tasca dei calzoni e l’ho lasciata quasi interamente fuori, così aveva il tempo di asciugarsi mentre camminavo. Tanto avevo ancora circa 700 metri da salire a passo e non mi intralciava di certo la corsa. E non c’erano neppure rami ai quali la giacca potesse impigliarsi.

Giacca appesa ad asciugare e andatura à la Olmo. In mano un Tuc preso poco sotto al ristoro dell’Arnouva. (ph. Flash-Sport)

E adesso buona corsa, alla prossima puntata saranno le 18 di venerdì e partiremo da Chamonix.

Ricordatevi di ungervi bene i piedi con la vaselina, soprattutto tra le dita, perché, gonfiandosi, potrebbero sfregare tra loro e provocare vesciche. Ungetevi anche gli inguini e i capezzoli ed eventualmente i punti in cui sfregano gli spallacci.

Courage!

continua

7 pensieri riguardo “Come concludere l’UTMB (parte 4)

    1. Non ho mai usato le Five Fingers, ma possono essere un mezzo utile per allenare la muscolatura del piede. Ho invece molte perplessità circa il loro uso su sentiero sconnesso e in gare lunghe.
      Le calze a cinque dita hanno invece un senso, possono evitare le vesciche tra le dita dei piedi quando cammini o corri per tantissime ore. Non ho mai usato neanche queste, però.

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      1. Certamente. E’ che io le conosco soltanto come vezzo femminile casalingo 😉
        Ho invece utilizzato per un po’, sempre per camminare, delle scarpette con suola minimale – una marca giapponese che ora non ricordo nemmeno più – ma ormai mi sono riconvertita alla suola con i cuscinetti, addirittura.

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