Recensione: Deadpool 2, il film più brutto che abbia mai visto

Deadpool 2 è come internet è come il postmoderno: c’è un sacco di roba dentro e in gran parte questa roba fa schifo ed è tenuta insieme dalla debole colla dell’ironia di chi si crede intelligente.

Il paragone a tre membri mi costringe ad argomentare quello che potrebbe essere semplicemente lo sfogo di un padre di famiglia più o meno costretto a sorbirsi un film Marvel su un supereroe particolarmente sboccato, il cui vocabolario consiste in quelle che gli inglesi chiamano “four letter words” (per gli italiani “parole del gatto”) e in continue battute, molte con riferimenti cinematografici.

Non è che io sia un tipo particolarmente schizzinoso, anzi rivendico il diritto di guardare, ascoltare, leggere scemenze. Il giorno prima di guardare Deadpool 2, avevo guardato un altro film d’azione, Last Action Hero con Arnold Schwarzenegger e mi ero divertito. Uno dei film che mi fa star male dal ridere è Scemo e più scemo, non proprio un modello di sottile ironia. Ammetto l’uso di volgarità gratuite (il titolo del mio blog è un buon indizio). Non disdegno neppure la visione di spettacoli che alcuni potrebbero considerare degradanti, per esempio alcuni mesi fa mi è girato per la testa di digitare su Youtube “gare di rutti” e mi son divertito a vedere una gara combinata in cui le emissioni erano valutate per lunghezza, per decibel e per capacità di accompagnare l’articolazione di frasi.

Ma procediamo con ordine e partiamo come da manuale, cioè dalla trama. È abbastanza irrilevante: c’è un supereroe immortale che, anche se salta in mille pezzi, si ricompone nel giro di poche ore (come una stella marina, si dice a un certo punto nel film; come Terminator 2 pensano gli amanti dei film di azione). Al tipo, che di lavoro fa strage di cattivi, muore la morosa, così lui si fa saltare in aria. In una sorta di esperienza pre-morte incontra la tipa – lei carina, lui deturpato da un tumore -, ma non può toccarla perché prima lui deve avere “il cuore nel posto giusto”. In pratica deve compiere una missione, che è quella di prendersi cura di un bambino mutante psicopatico che vuole ammazzare il direttore del suo istituto – il quale si merita di sicuro una brutta fine -, utilizzando il suo superpotere, che è quello di emettere fuoco dalle mani. Dal futuro giunge un altro eroe immortale al quale l’ex-bambino ha ucciso la moglie: i due supereroi prima si scontrano, poi si alleano dopo aver trovato un accordo sul modo di trattare il bambino. Alla fine il bambino diventa buono, Deadpool ha un’altra esperienza pre-morte durante la quale può finalmente toccare la morosa, poi torna in vita e durante i titoli di coda sistema alcune cose nel passato.

Una scemenza di trama, ma non è questo il punto. Un film fracassone, un fumettone, ma, di nuovo, non è questo il punto. Una sequenza di citazioni, molte delle quali scarsamente comprensibili per il pubblico non americano, ma, ancora, non è questo il punto. Un protagonista logorroico e urlante, ma, per l’ennesima volta non è questo il punto. Una sequela ininterrotta di parolacce, ma, ancora, non è questo il punto.

L’insieme di tutte queste cose però potrebbe farci già venire qualche dubbio.

Cominciamo dall’ultimo punto, il turpiloquio. La mia soglia di tolleranza è alta, siamo nel 2019, ma quando in ogni frase si infila una volgarità personalmente sono infastidito. Mi sembra di ascoltare quegli adulti imbarazzanti che in qualsiasi contesto sono incapaci di usare un linguaggio decente, che non sanno articolare una frase priva, appunto, di “four letter words”. Si parla come in un Porky’s al cubo, con la differenza che Porky’s o, se preferite, un film con Bombolo e Tomas Milian non pretendono di essere più di quella roba lì e sono girati con budget infinitamente più modesti.

Passiamo al protagonista logorroico e urlante. Lo sa anche lui di esserlo, verso la fine, mentre sta morendo, procrastina la sua morte continuando a ricominciare a parlare e la trovata sarebbe divertente, se non fosse che ormai non se ne può più e che davvero l’unica cosa sensata che si può sperare è che muoia. Inoltre – minuti della momentanea morte a parte – urla sempre. Avete presente il fastidio di quando si ascoltano i conduttori televisivi che urlano? Che so, Simona Ventura? Ecco, pensate a come sarebbe piacevole sentirli in un film.

È il turno delle citazioni. Terminator e Ritorno al futuro la fanno da padroni, ovviamente, ma ce ne sono mille altre, sia cinematografiche, sia al mondo americano con un ritmo alla Woody Allen, ma con il piccolo dettaglio che chi ha sceneggiato e girato il film non è Woody Allen. Ma dai, non cogli il gioco e il piacere metalinguistici, non è in in fondo quel che fanno Tarantino e i Simpson? Intanto, il troppo stroppia, in secondo luogo, io ho molte riserve su Quentin Tarantino (se tolgo il virtuosismo ho l’impressione di trovarmi di fronte un regista totalmente privo di idee sul mondo). Non ho idea se qualcuno abbia proposto un paragone con i Simpson, perché io, fino a quando non ho visto il film, non ero neppure al corrente dell’esistenza di Deadpool (con quella maschera lì lo avevo confuso con Spiderman) e, giusto, per curiosità, ho letto un paio di recensioni del tutto irrilevanti dopo averlo guardato, ma il paragone con la serie creata da Matt Groening potrebbe essere sensato. I titoli di testa di Deadpool, con citazioni di tanti stilemi cinematografici e televisivi potrebbero far pensare a quel che accade negli episodi e nelle sigle dei Simpson, ma con un accumulo che è stucchevole persino per chi si diverte a far la conta di quante citazioni riconosce. In più, nei titoli di testa i nomi delle persone sono sostituiti da volgarità non molto varie che fanno pensare non tanto a uno spirito irriverente, quanto al bambino che ride compiaciuto perché dice le parolacce. Soprattutto, i Simpson hanno delle idee, sono davvero spietati nonostante siano un prodotto industriale e seriale trasmesso dalle tv di Rupert Murdoch; Deadpool 2 è invece un costosissimo giocattolone che vuol farsi passare per qualcosa di irriverente e che invece, come spiegherò meglio tra poco, non esce dal conformismo.

Veniamo al fumettone fracassone: ci può stare. In linea di massima io mi annoio di fronte a questi film; qualche film Marvel l’ho visto, ma, a parte il primo e forse il secondo (non ricordo bene) Spiderman, non sono il mio genere. Anche in cerca di disimpegno e relax, mi oriento verso altre cose, ma, appunto, è questione di gusti e probabilmente c’entra qualcosa il fatto che io non sia mai stato un lettore di fumetti Marvel. Spiderman e Hulk potrebbero evocarmi nostalgicamente qualcosa, ma Capitan America e Iron Man mi lasciano del tutto indifferente.

Infine la trama. Una scemenza come molte altre, in più con la caratteristica tipica di molti film Marvel: di tanti milioni spesi per la produzione dei film, sicuramente ne sono stati spesi pochissimi per scrivere delle sceneggiature coerenti. Forse però mi sono perso qualcosa a causa del sonno che per un tratto del film non sono riuscito a vincere. Comunque, quando mi sono addormentato si stavano ammazzando e quando mi son svegliato stavano facendo la stessa cosa. C’è poi la questione del volto sfigurato e della capacità di ricomporsi del corpo maciullato: mio figlio mi ha spiegato che era dovuta alle cure fatte per vincere un tumore, altrimenti nel film la cosa era comprensibile solo ad un punto avanzato del film (potrei sbagliarmi, magari mi sono perso qualcosa per il sonno). Certo, le caratteristiche di un personaggio che rientra in una serie in qualche modo sono date per scontate perché conosciute dallo spettatore, ma uno sceneggiatore degno di questo nome dovrebbe fare in modo di farle capire allo spettatore non affezionato in maniera non pedante. Per esempio, proprio il regista di Spiderman, Sam Raimi, all’inizio dell’Armata delle tenebre fa un divertente ed essenziale riassunto della Casa e della Casa 2.

Tutti questi difetti sarebbero salvabili grazie all’uso dell’ironia?

Ma tutto è ironico, l’ironia ormai ha difficilmente un valore, perché, come ho scritto all’inizio, Deadpool 2 è come internet è come il postmoderno: una citazione continua, uno strizzarsi l’occhio, una battutina, un non prendersi mai sul serio, un meme pronto dopo ogni tragedia, una battuta su Spinoza già bella sfornata dopo 10 minuti. Il postmoderno prima di tutto è proprio questo, il trionfo totale dell’ironia, il dover essere ironici e pensare di non dover prendere nulla sul serio. Ma lasciamo stare, il discorso è lungo e fatto così sembra che io non sappia che bisognerebbe citare Lyotard e Jameson per dimostrare che ho studiato (comunque si vive benissimo senza aver letto Lyotard).

Tutti questi difetti sarebbero perdonabili se il film fosse irriverente e politicamente scorretto? Forse.

A parte il fatto che il politicamente scorretto di questi tempi è spesso il volto “ribelle” che cerca di darsi l’ideologia reazionaria se non apertamente fascista, Deadpool 2, e immagino anche il primo film sul personaggio, non è politicamente scorretto. Negli uffici Marvel e Disney si sono fatte riunioni per stabilire che cosa sarebbe piaciuto al pubblico e si sono fatti sondaggi per scoprire quali personaggi inserire nei film (funziona così, posso dirlo perché mi è stato chiesto di rispondere a questionari sui film seriali che avevano lo scopo di capire quali personaggi avesse voglia di vedere il pubblico) e soprattutto si consultano gli uffici legali per prevenire le proteste dei vari gruppi sociali.

Ma guarda un po’: un membro della bizzarra squadra di supereroi è donna; ah, è pure afroamericana; non manca il rispetto per la galassia LGBTQI, ci sono 2 lesbiche e una è pure orientale; c’è anche da salvare un bambino brutto e grasso, così, mentre si mangiano i popcorn dal barattolone ci si può identificare in qualcuno.

La mia reazione all’uscita di un film Marvel

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