No, non è un elogio della sobrietà quello che scrivo. Non penso e non scrivo che in queste settimane, probabilmente mesi, di reclusione globale nelle proprie case possiamo finalmente capire che sono pochi i libri che contano e che ci troviamo finalmente a dover compiere la fatidica scelta: “quali libri porteresti con te su un’isola deserta?”.
Penso invece alla lezione che ho tenuto pochi giorni fa ai miei alunni di seconda media. Provavo a spiegare in videoconferenza Petrarca, uno degli autori meno comprensibili per dei ragazzi di 12-13 anni, e mi ero dotato di un po’ di attrezzatura per cercare di impressionarli e far capire quale mole di pensiero e di studio potesse aver creato nel corso dei secoli un poeta di 700 anni fa. Così ho mostrato loro un’edizione tascabile (la Feltrinelli con le note di Leopardi e la cura di Ugo Dotti), un’edizione meno tascabile ma maneggevole (le circa 1600 pagine del Meridiano curato da Marco Santagata) e i due monumentali volumi del commento einaudiano di Rosanna Bettarini.
Prima però avevo spiegato che Petrarca aveva una biblioteca personale ricchissima, di dimensioni inaudite per l’epoca, degna di un’università o di un monastero. Prima di dir loro che questa biblioteca colossale in realtà comprendeva solo alcune centinaia di libri, ho chiesto quanti libri, secondo loro, potrebbe contenere al giorno d’oggi una grande biblioteca personale. “Sessanta libri. Quaranta. Trenta. Forse anche centodieci”. L’unico tra gli alunni che ha avuto la fortuna di girare un po’ il mondo per piacere e non per necessità come chi è arrivato dall’Ecuador, dall’Albania, dal Marocco, da Cuba, oppure ci va d’estate a trovare i parenti, ha azzardato “diecimila”. È bastato far notare la libreria alle spalle della collega che stava facendo lezione con me per far capire che proprio lui aveva ragione. Né io né la collega abbiamo diecimila libri in casa, ma ci muoviamo comunque felicemente entro l’ordine di grandezza del 103.
È probabile che le grandi biblioteche personali con meno di 100 volumi siano il frutto di una qualche immaturità che a quell’età rende difficile fare delle stime numeriche adeguate; è probabile che se alle stesse persone avessi chiesto quanti chilometri ci sono da Genova a Roma avrebbero risposto 50. Tuttavia, ho pensato con tristezza alle case così vuote di libri di alunni anche bravi a scuola, con giuste grandi ambizioni, ma che partono svantaggiati, che i libri non sono abituati neppure a vederli in casa.
Certo, poi i libri bisogna anche leggerli, ma sono convinto che, a vivere in una casa con tanti libri, in qualche modo misterioso le parole escano e penetrino dento di noi prima ancora che noi ci mettiamo a sfogliare.

Qualcosa (e anche più di qualcosa) forse potrebbe essere cambiato da quando ci sono gli e-book.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi, perchè io trovo ancora tanto scetticismo a riguardo.
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Nella foto forse si intravede un Kindle, che non rientra nel conteggio che ho fatto. Non leggo con continuità sul Kindle, ma è uno strumento comodissimo. Io ho da quasi 8 anni quello non retroilluminato e mi ci trovo benissimo, non affatica la vista più di un libro. Se però voglio davvero studiare ed entrare in un libro, c’è bisogno della carta, che permette alcune operazioni straordinarie come infilare due dita in due punti diversi del libro per andarci immediatamente senza cliccare e digitare.
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Sull’isola si arriva con il kindle ragionato e si resta in perfetta e selezionata compagnia.
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Sì, però è troppo facile! E poi sull’isola ci sarà la corrente? E se si portano i libri di carta, valgono i Complete Works di Shakespeare, oppure bisogna scegliere tra Amleto e Re Lear?
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… azz… la corrente! Non ci avevo pensato 🙂
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Si tende all’abitudine, e io mi sono abituato al kindle (retroilluminato è davvero universale). Non nego il fascino e il gusto del libro di carta, ma si può leggere davvero in maniera nuova, per esempio alternando due-tre libri di natura diversa (e qualcuno inorridirà leggendo questo…)
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Perché inorridire? È bello leggere più libri contemporaneamente.
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Comunque il Kindle o similari è un oggetto che mi capita di consigliare agli alunni come idea-regalo. Però rigorosamente i modelli che permettono solo di leggere, niente funzioni extra che lo trasformano in un tablet.
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Con quella foto m’hai fatto venir gola.
A me naturalmente interessa in particolare la prima ipotesi del post, quella che com’è giusto non hai seguito, e devo dire che avendo superato l’adolescenza, l’avere pochi libri ormai per me sa di selezione e non di imprecisione nel conteggio.
Però che bello sarebbe anche tornare ragazzina per un momento e scoprire che posso disporre di molte più pagine di quanto credessi.
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