Il capo della polizia cardiologica

A molti questa foto non dirà nulla, ma qualcuno dei miei lettori riconoscerà con nostalgia un uomo che conoscevamo tutti a Genova.

Roberto Maini girava per la città, ma c’erano due luoghi in cui si era quasi certi di incontrarlo: Stazione Principe e Galleria Mazzini. Io son convinto che li prediligesse per ragioni acustico-teatrali: con la sua voce otteneva una sorta di lieve rimbombo che rendeva ancor più memorabili le sue frasi. Mentre, sotto Natale, curiosavi tra le bancarelle della Fiera del libro, la sua voce esprimeva considerazioni pungenti, a volte puntuali, a volte apparentemente slegate da tutto. Oppure, e non capitava di rado, ti mandava affanculo o ti dava delle botte di bagascia, senza che tu ti offendessi perché essere oggetto delle sue attenzioni, o illudersi di esserlo, era un privilegio. Qualcuno aveva persino avuto il privilegio di sentirlo parlare con la sua voce normale, non con la voce da “radiolina” – uno degli appellativi con cui era indicato da chi non conosceva il suo nome -, ma io non sono tra quelli. La mia amica Silvia invece lo sentì: se la memoria non mi inganna, un giorno mi raccontò che mentre stava presso il bancone di una bancarella di libri, Maini, con voce normale, rivolse un gentile apprezzamento a una libraia, “che bel viso”. Silvia cercò di entrare in conversazione con lui abbozzando “sì, un volto quasi rinascimentale”, ma Maini ritornò subito a seguire il filo misterioso dei suoi discorsi e a esibire la sua voce gracchiante.

Un giorno lo incrociai in Piazza Soziglia e non resistetti alla tentazione di seguirlo per un po’. Cominciai a salire per via Luccoli e lui a un certo punto disse “il capo della polizia cardiologica”. Si piacque e si fermò in mezzo alla strada per ripetere “polizia cardiologica” e poi continuò a salire.

Da oltre 25 anni ogni tanto fantastico su cosa possa essere la polizia cardiologica e in queste settimane di restrizioni della libertà e di progetti su app che monitorizzano la nostra salute trasmettendo i dati a qualche server ho pensato a lui.

Non so che cosa Maini pensasse del 25 aprile, ma in questa giornata mi piace pensare a quest’uomo che scelse una maniera tutta sua di esprimere la propria libertà. Chi ha sentito la sua voce provi a imitarla dentro di sé e dica “W il 25 aprile, brutte merde!”

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