L’obbedienza non è sempre una virtù

Immaginiamo che una persona si fermi con la macchina in doppia fila in un punto in cui è effettivamente di grave intralcio alla viabilità. Un vigile se ne accorge, lo raggiunge e, prima che la persona si allontani dall’auto, gli dice di spostare subito l’automobile perché altrimenti intralcia il passaggio e causa un rallentamento della circolazione: la persona risale in auto e se ne va. Oppure immaginiamo che un vigile veda il guidatore, aspetti che scenda e si allontani e poi gli appioppi una multa. Secondo voi, quale dei due vigili svolge davvero il proprio compito? Non chiedo quale dei due vigili rispetta i regolamenti, chiedo proprio quale vigile svolge davvero il suo lavoro.
Se parteggiate per il vigile che assegna la multa, la pensate molto diversamente da me. Io credo invece che il compito del vigile sia quello di far sì che il traffico scorra e che non ci siano pericoli per chi guida e per chi attraversa la strada, perciò il vigile che elimina la situazione di intralcio o di pericolo è un vigile che svolge meglio il proprio lavoro.
Entrambi i vigili hanno le spalle protette dal regolamento, anzi, è probabile che il secondo vigile, quello della multa, si senta ancor più dalla parte della legge. Purtroppo, nella sua ottusità si dimentica che la legge è al servizio del cittadino, non nel senso che il cittadino può cambiarla a suo piacimento, ma nel senso che la legge serve per rendere migliore la vita del cittadino, quindi se la legge non permette di parcheggiare in doppia fila, la cosa migliore è impedire, quando se ne ha la possibilità, che una persona parcheggi in doppia fila, piuttosto che appostarsi, lasciarla parcheggiare, e poi multarla.

Questo esempio molto semplice credo che possa aiutare per capire una situazione leggermente diversa, forse un po’ più complicata, che purtroppo ho vissuto ieri sera.

A mezzanotte meno un quarto sono uscito di casa per andare a fare una passeggiata in Circonvallazione a Monte. Arrivato in Piazza Villa a Castelletto, vedo una pattuglia della Guardia di Finanza che rivolge alcune domande ai lavoratori appena usciti dal Carrefour che normalmente chiude intorno a mezzanotte, mentre adesso non so a che ora chiuda. I lavoratori spiegano, per quel poco che ho sentito, che avevano svolto il proprio lavoro di sistemazione della merce nel supermercato e vengono lasciati dalla Guardia di Finanza. Io continuo a camminare e in Corso Paganini vedo che l’auto delle forze dell’ordine si accosta. Mi fermo, mi chiedono i documenti e mi chiedono che cosa stia facendo e dove stia andando. Non riesco a dire nulla di diverso dalla verità: sto facendo una passeggiata e sto tornando a casa.
“Non lo sa che non si può andare in giro a quest’ora?” Mi dicono che si può uscire liberamente dalle 6 alle 22 e io non so neppure bene che cosa farfuglio, se lo so, se non lo so, se non ricordo bene in mezzo alle varie ordinanze. Mi sento inquisito, sarà una mia debolezza, ma, di fronte alle forze dell’ordine che accostano per fermare proprio me, mi sento davvero a disagio. Ho paura, a Genova abbiamo purtroppo ottime ragioni per avere paura delle forze dell’ordine nelle situazioni di eccezionalità.
“Lei che lavoro fa?”
“Insegno”
“Dove insegna?”
“Alle medie a Rivarolo”
“Lei che è un pubblico funzionario insegna ai suoi alunni a non rispettare le leggi?”
“Certo che insegno a rispettarle e svolgo il mio lavoro con grande onore”
Non pronuncio la parola “onore” a casaccio, lo faccio pensando all’articolo 54 della Costituzione: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”.
Spiego un po’ a loro e un po’ a me stesso, perché, davvero, sono agitato e mi impongo di parlare il meno possibile per non cacciarmi in ulteriori guai, che è da un mese e mezzo che sono chiuso in casa e che esco di sera tardi proprio per non incontrare nessuno. Per rispettare tutte le norme di prudenza e di legge per il sospetto Covid-19 in casa, da un mese e mezzo non usciamo neppure per fare la spesa, esco solamente a buttare spazzatura, carta, plastica, vetro sotto casa e, alla sera tardi il sacchetto dell’umido giù in Circonvallazione. Mia moglie ha aspettato per circa tre settimane perché le facessero il tampone, nonostante sia un medico, avesse i sintomi del Covid e lavorasse in una RSA. Io e mio figlio abbiamo speso 100 euro a testa per svolgere privatamente a domicilio l’esame sierologico, perché se avessimo aspettato che ci pensasse la sanità pubblica ligure a rispondere a una nostra richiesta, aspetta e spera. Anzi, per dirla tutta, avevamo già informato dei sintomi di mio figlio e di una figlia, ma il tampone era stato fatto solo a mia moglie (questo è il modello ligure, un po’ diverso dal modello, non dico coreano, ma semplicemente veneto). Ieri abbiamo ricevuto gli esiti dell’esame, negativi con nostra sorpresa, e alla sera ho deciso di andare a fare una passeggiata.
Quando mi hanno chiesto quale ragione potessi addurre per essere in giro, l’unica che ho potuto dire è stata “ragioni salute”. Fare una passeggiata fa bene e dovevo farmi passare il nervoso. I due finanzieri hanno verbalizzato la cosa, ma la multa da 400 €, con sconto di del 30% se pagherò entro 30 giorni, me la sono beccata.
“Ha qualcosa da dichiarare, da aggiungere?”
“E che cosa volete che vi dica?” “Comunque una cosa ve la dico, visto che vi siete permessi di chiedermi che cosa insegno ai miei alunni. Pensate con il vostro comportamento di aver agito bene per la difesa della salute pubblica e per la sicurezza dello stato? La regola che io ho trasgredito è una regola senza senso, io uscendo tardi ho fatto una cosa più sicura che se uscissi a mezzogiorno e voi fate pagare 280 euro di multa a una persona con lo stipendio da insegnante e la moglie che non sta ricevendo nessuno stipendio”
“Noi obbediamo”
“Sì, voi obbedite”

È chiaro che i due non erano in grado di capire ciò che avevo detto. Dubito che a loro dica qualcosa il nome di don Milani e il concetto per cui l’obbedienza non è più una virtù. Per me, chi è fedele allo stato applica un’ordinanza idiota con la massima cautela e dovrebbe tremare all’idea di detrarre quasi un quinto dello stipendio a una persona che oggettivamente non sta facendo nulla di pericoloso per la società. In più, hanno fatto sentire a un cittadino che le forze dell’ordine sono sue nemiche, che ne deve aver paura, che è meglio cambiar strada quando le si vede da lontano. E per questo cittadino sarà difficile non trasmettere questa diffidenza ai propri figli. No, non hanno reso un buon servizio né alla salute, né alla sicurezza dello stato.

Tecnicamente credo di non poter usare la definizione di “abuso di potere”, ma va bene se parlo di uso inutile del potere?

Poi ci starebbero molte altre considerazioni sul fatto che, mentre i 2 passavano venti minuti a stendermi il verbale, altre persone passavano, magari in coppia a venti centimetri di distanza l’una dall’altra; oppure sul fatto che mentre adesso le forze dell’ordine le vedi dappertutto, alla sera a Castelletto le si vedono molto raramente nonostante gli abitanti siano esasperati dal casino pazzesco a notte fonda che molti fanno (e non è questione di essere intolleranti verso l’esuberanza giovanile, è questione di impunità), dalla droga che circola con la massima libertà, dalle bottiglie di birra abbandonate ovunque. Ma questa è un’altra storia, non vorrei fare il benaltrista.

La parte di verbale mostrabile senza i nomi dei finanzieri

9 pensieri riguardo “L’obbedienza non è sempre una virtù

  1. Mi dispiace tanto, Alessandro, hai trovato le classiche teste di cazzo. Qui non c’è solo cieca obbedienza, c’è l’umiliazione del predicozzo da caramba (ne ho esperienza). E hai ragione, il fatto che molti di noi – che consideriamo “acab” un motto da imbecilli – provino disagio di fronte a una divisa è un problema enorme.

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  2. Sebbene mi sforzi di non fare il dietrologo, non mi riesce proprio, è un intinto innato che ho.
    E dietro certe direttive impartite ai tutori dell’ordine inviati in pattuglia c’è lo strisciante “a chi tocca, tocca”, dacchè è oggettivamente impossibile sanzionare in funzione della trasgressione. Di conseguenza, è bene instaurare nella cittadinanza l’idea che un comportamento possa essere passibile d’ammenda semplicemente se riconducibile all’ordinanza, perchè se questo diventasse argomentabile le istituzioni non avrebbero ragioni plausibili.
    Inutile dire che una larga parte di chi indossa la divisa esegue paraventandosi dietro la disposizione ricevuta, ma dissimulando (male) una celata gioia, perchè comandare è meglio che fottere.
    (N.B. Era così anche prima, ma adesso… di più)

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  3. Alessandro, mi spiace per questo episodio. Posso immaginare che emotivamente ci si senta molto giù’ di corda. E’ vero, la legge va intesa ad uso del cittadino e per il suo bene. Non per ferire. Piena empatia. Buona settimana a tua moglie (ringraziandola per il lavoro in questo periodo) ai tuoi figli e a te che mi hai insegnato che essere un insegnante è una missione e va fatta con passione.

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