Luoghi comuni (6). DPCM e altro

  • DPCM. In effetti è diventato il luogo comune per eccellenza della vita italiana. Per decidere qualcosa si aspetta sempre il prossimo DPCM e, se te lo perdi, la multa da 400 euro con sconto del 30% è sempre in agguato.
    Ieri sera, contrariamente alle mie abitudini, ho ascoltato in diretta la conferenza di Conte, ma a un certo punto, per distrarmi dal nervoso e dall’ansia per i programmi natalizi stravolti un’altra volta, ho pensato prima di tutto che probabilmente – e questa è un’ottima notizia – avremo molto cappon magro da mangiare (il cuoco a cui l’abbiamo già ordinato è un amico), poi ho cominciato ad annotare sul telefono alcuni tic linguistici del presidente del consiglio. Eccone quattro estratti dall’ultima parte della conferenza stampa.
  • Road map. Sarà che al mattino avevo parlato agli alunni della nascita dello stato di Israele e della questione palestinese, ma il termine mi suggerisce scenari di guerra. Forse è giusto così, a Natale mi vedo già in calzamaglia e scarpe da corsa con il cappon magro sottobraccio, mentre cerco di eludere posti di blocco, guardie di finanza incattivite per il lavoro festivo e militari in mimetica e mitra in mano. Se qualcosa andrà storto, sappiate che vi ho sempre amati.
  • Recovery Plan. Come al solito, un piano per la ripresa sarebbe plebeo, in italiano cheap.
  • Ci saranno vari step. Accetterei la frase in una palestra in cui si fa aerobica, altrimenti non capisco perché non possano esserci vari passi o vari gradini. Comunque passin passino, passo dopo passo, step by step le serrate (lockdown) finiranno.
  • Stakeholder. Scusate il turpiloquio, che di solito nel blog cerco di evitare o, per lo meno, di illeggiadrire. Dunque: io non sarò né un genio né la persona più informata e aggiornata al mondo, ma ritengo comunque di non essere neppure un pirla, così come non sono né fuori dal mondo, né confinato in una biblioteca in cui esistono solo testi del XIII e XIV secolo. Quindi: che cazzo sono gli stakeholder? Possibile che mentre ci si sta rivolgendo al popolo italiano, sia pure rispondendo alla domanda di un giornalista, si debba parlare di stakeholder(s)? Usando un luogo comune, potrei direi “parla come mangi”, ma il guaio è che alcuni mangiano male. Ad ogni modo, mi vien da commentare più skateboarder, meno stakeholder!
  • Vaccine day. Questo non l’ho sentito da Conte, ma dalla giornalista in studio quando ha ripreso il collegamento. A me era sembrato in realtà di sentire vaxing day, ma le ricerche su internet mi danno dei vaccine day e dei vax day, perciò devo aver sentito male io. Sarà il 27 dicembre e una persona in casa sarà sicuramente tra i primi vaccinati, magari non proprio nel vaccine day. Per lo meno concludo con una nota positiva.
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8 pensieri riguardo “Luoghi comuni (6). DPCM e altro

  1. A me stakeholder (ma cos’è?) fa venire in mente stadtholder, o, ancora più bello nell’originale, stadhouder. Questo ti dice quanto sono vecchia. Non ho neanche la televisione, quindi credo di non avere mai sentito parlare Conte; preferisco immaginarlo come uno stadhouder intrepido, determinato e capace. L’impatto con la realtà sarebbe devastante, preferisco evitare.

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  2. In Gomorra Saviano scrive che gli stakeholders sono coloro che si preoccupano di smaltire i rifiuti tossici (spesso fregandosene bellamente della legge e dei danni ambientali che causano).
    Recovery plan è un’altra parola molto in voga negli ultimi giorni, perché a Renzi non è andata giù l’idea di Conte di far decidere come spendere i soldi del recovery fund a una task force di 300 persone scelte da lui anziché dal Parlamento. Posto che per Renzi questo è soltanto un pretesto per far cadere il governo, il leader di Italia Viva fa benissimo a porre questo problema. Affidare la gestione del recovery fund ad una sorta di parlamento parallelo evoca precedenti sinistri, perché ricorda molto da vicino quel che successe nel ventennio, quando Mussolini creò una sorta di secondo parlamento (il Gran consiglio del fascismo) per poi affidargli dei compiti che in teoria sarebbero spettati al parlamento ufficiale, di fatto delegittimandolo.
    Chiariamo bene una cosa: non sto dando del fascista a Conte. Non rientro tra coloro che ritengono che lui si stia approfittando del coronavirus per instaurare una dittatura sanitaria, nonostante alcuni suoi collaboratori facciano di tutto per dare quest’impressione (vedi l’invito di Speranza a denunciare chi non rispetta i diktat del capo, un classico dei regimi totalitari). E sono convinto che nel creare la task force per il recovery fund Conte non si sia minimamente reso conto di quanto questo provvedimento fosse vicino al fascismo. Tuttavia, che agisca consapevolmente o meno, il nostro premier rischia di creare un precedente dannoso per la democrazia, e se Renzi è l’unico che lo può fermare allora viva Renzi. Sei d’accordo?

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    1. Sul “viva Renzi” non saprei, però è vero che un problema di democrazia esiste e ho l’impressione che non riguardi soltanto l’Italia. Quando ci sono in ballo grandi quantità di denaro mi sembra che le decisioni sfuggano agli organi legislativi e passino a dei superesecutivi indipendenti dal controllo parlamentare, si tratti di BCE, FMI o qualche rabberciata task force. È quel declino della politica che va avanti da anni perché la politica ha abdicato nei confronti dell’economia e non fa altro che certificare ciò che è già stato deciso dai poteri economici. Da questo punto di vista io vedo Renzi come un incallito certificatore dell’esistente, uno che accetta con entusiasmo le strade già imboccate da un’economia che non vuol rispondere a nessun controllo politico.
      Grazie dell’attenzione e dell’approfondito commento.

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