Personaggi ingenui: quelli che ritengono Sgarbi cultura

Sgarbi non c’entra niente con la cultura, al massimo c’entra con i papponi

il mio collega Erminio

La categoria di personaggio orrendo naturalmente si addice a Sgarbi, ma non mi va di utilizzarla per i suoi estimatori, che mi limito a considerare ingenui. Inoltre non voglio peccare di codardo oltraggio in questi giorni in cui è coinvolto in un’inchiesta che lo vede innocente fino a prova contraria. Faccio quindi il garantista, ma se penalmente Sgarbi può essere innocente, culturalmente, politicamente e socialmente non lo è. Non fa bene un uomo che organizza, patrocina, promuove mostre che spingono a una campagna permanente di prestiti da parte dei musei; è folle che lo stesso uomo, oltre ad aver militato in un numero incalcolabile di partiti e gruppi parlamentari, sia stato sindaco di varie località in giro per l’Italia, come se fosse un podestà; è degradante un uomo che vomita volgarità a tutto spiano.

Alla vicenda giudiziaria bisogna però accennare, anche perché non è detto che i miei lettori ne siano al corrente. Il personaggio è accusato di aver certificato come autentiche delle tele false che non avrebbe neppure degnato di uno sguardo. Ebbene, la cosa peggiore non è che possa aver commesso il fatto – come si suol dire, lui fino a prova contraria è innocente -, ma che qualcuno si rivolga a lui per una perizia, che lui sia considerato autorevole e affidabile. A me questa cosa non va proprio giù: che ci si rivolga a Sgarbi perché Sgarbi è famoso e di conseguenza competente. Ovunque ti imbatti in mostre di Sgarbi, articoli di Sgarbi, programmi tv con Sgarbi, spettacoli teatrali con Sgarbi e non so che altro ancora. È un malcostume del quale mi sono già lamentato, scusatemi, ma il fiume di denaro anche pubblico che finisce nelle mani di Sgarbi mi continua ad offendere.

Un teatro stabile promuove Sgarbi. E non mi importa niente se qualcuno dice che i suoi spettacoli portano gente e quindi soldi ai teatri. “Mangiate merda, milioni di mosche non possono sbagliare” (Marcello Marchesi)

Perché Sgarbi è diventato famoso? Perché andava da Maurizio Costanzo a litigare. Perché lo si guarda? Perché urla. Ma perché guardare proprio lui che urla e non qualcun altro? In fondo ci sono tante persone incacchiate con il mondo e pronte al turpiloquio. Sgarbi è riuscito nell’impresa di proporsi come un urlatore colto. Sgarbi parla di pittori, dunque Sgarbi è cultura. Sgarbi ha un eloquio oggettivamente più forbito di un urlatore da strada e quindi può risultare piacevole e simpatico, sebbene non capisca come possa sembrare simpatico un uomo così biecamente maschilista e avido. Anzi, no, lo capisco, pure Trump piace(va) perché è maschilista e avido e l’avidità e il maschilismo non sono prerogative maschili.

Postilla. Si potrebbe aggiungere qualcosa sui libri di Sgarbi e chiedersi perché si legge Sgarbi, ma a parte il fatto che la maggior parte delle sue pubblicazioni non son scritte da lui ma da collaboratori, redattori, ghost writer, sbobinatori, ho l’impressione che i suoi libri siano venduti ma non letti. Ma questa è la vaga sensazione di una persona un po’ snob.

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19 pensieri riguardo “Personaggi ingenui: quelli che ritengono Sgarbi cultura

  1. Come ricorderai, qualche anno fa Wanna Marchi fu messa in galera per le truffe che portava avanti con le sue televendite. Sgarbi fu uno dei pochissimi a difenderla, e lo fece in maniera molto originale: a suo giudizio, dato che quelle televendite di Wanna Marchi erano delle truffe evidentissime, la colpa non era di Wanna Marchi che le organizzava, ma di chi era così stupido da crederci. Onestamente sono d’accordo con lui, perché se davvero credi che passarti un sapone sotto la doccia possa farti dimagrire (per citare una delle tante truffe in questione) la colpa non è di Wanna Marchi che cerca di venderti il sapone dimagrante, la colpa è tua che ti sei fatto fregare.
    Ecco il video in cui Sgarbi difende Wanna Marchi:

    Sei d’accordo con lui?

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    1. Non sono assolutamente d’accordo. Far passare la vittima per un colpevole, secondo me è, a dir poco, riprovevole. La vittima può essere incauta, stupida, meschina, ma vittima rimane, mentre la ladra non è meno ladra se la sua vittima le dà i soldi fidandosi di lei. Il ragionamento di Sgarbi mi sembra molto simile a quello degli avvocati che cercano di far passare la vittima di uno stupro come una scostumata che provoca i poveri maschi e, applicando lo schema Sgarbi, a che cosa arriviamo? Ad assolvere Madoff perché le sue vittime gli affidavano i soldi senza pensare che i rendimenti da lui promessi erano impossibili? Ad assolvere Genovese perché la ragazza da lui imprigionata e violentata ha pensato di partecipare a un festino dove la droga scorre a fiumi? Le vittime di Madoff sono state avide, così come la vittima di Genovese è stata stupida e i clienti di Wanna Marchi creduloni, ma ciò non toglie che la distinzione tra vittima e carnefice è chiara.
      In fondo un ragionamento come quello di Sgarbi non mi stupisce, è funzionale alla sua disonestà intellettuale, anzi, alla sua disonestà tout court. Se lui pubblica a proprio nome un libro su Botticelli che lui non ha neppure guardato e che il suo ghost writer, per faticare meno, copia da un vecchio volume dei “Maestri del Colore” Fabbri, il colpevole chi è? I suoi lettori che pensano che il libro sia scritto da Sgarbi? Certo, io me la prendo anche con i lettori di Sgarbi, ma ciò non toglie che la vera colpa sia quella di Sgarbi.

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        1. L’ha fatto, l’ha fatto. Preso in castagna per il plagio, ha detto che Botticelli non rientra nei suoi interessi e che aveva affidato il testo a un collaboratore. Non so se la vicenda abbia avuto un seguito legale, ma per me è secondario, la mia opinione su Sgarbi non ha bisogno delle sentenze di un tribunale.

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    2. La legge serve appunto per difendere i più deboli, le persone che per mille e un motivo non hanno competenze in tutto lo scibile umano. Le persone che date certe fragilità (fisiche, mentali o di altro tipo, dovute a malattia, età, condizione sociale, provenienza geografica) possono avere molte più criticità di altre. La legge che difende i forti e la classe dominante, l élite e via dicendo.. in Italia l’abbiano avuta per un bel periodo. E puntualmente a livello conscio ed inconscio come popolo, tendiamo a volerci tornare.

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      1. Nel caso delle truffe di Wanna Marchi non importava avere alcuna competenza per non cascarci, bastava avere un briciolo di cervello e di senso della realtà. Per questo mi è venuto da dichiararmi d’accordo con Sgarbi.
        Concordo comunque con il discorso generale: la legge serve a proteggere i deboli, perché i forti sanno difendersi anche da soli (inoltre, proprio perché sono forti, è anche più difficile che subiscano attacchi di qualsiasi tipo).
        Ho letto i tuoi ultimi post: molto riusciti, complimenti! 🙂

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        1. Wwayne avevo conosciuto anni e anni or sono, un cugino del mi babbo, una persona mediamente colta. Gli fu diagnosticato un cancro. Quando seppe che oramai la medicina (erano i primi anni 80) non poteva fare più nulla, inizio’ ad ascoltare ciarlatani che gli promettevano la guarigione attraverso intrugli e teorie bislacche. Fu salvato da questi imbroglioni perché pur essendo (immagino per lui) disperato ed aggrappato alla vita più di ogni altra cosa (non credo sia facilissimo anche per un Nobel per la fisica accettare che la vita possa finire così di punto in bianco) ebbe una famiglia che seppe preservando da questi ciarlatani. Consiglio inoltre sul tema un libro di Terzani (L’ultimo giro di giostra) quando racconta come anche nella ricchissima e splendente New York, capitale morale dell’Occidente razionalista e capitalista, fuori da ogni tentazione folkloristica di stampo italico e meridionale, fuori dall’ospedale che lui frequentava (e che era solo frequentato da gente molto ricca.. nel suo periodo di ricovero vi era degente il figlio di una delle più potenti e ricche famiglie europee per identici motivi) per le cure contro la sua malattia, a poche decine di metri dall’ingresso principale, si annidavano ciarlatani di ogni risma, pronti a dare speranza. Come vedi la vita nasconde insidie anche laddove crediamo non ce ne possano essere. Il discorso di Sgarbi in difesa di quelle tipe, non prenderla sul personale, è irricevibile.

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        2. I ciarlatani a cui fai riferimento tu avevano una percezione della realtà alterata dalla loro disperazione; i truffati da Wanna Marchi invece venivano adescati in situazioni assolutamente normali, e quindi erano pienamente lucidi quando lei li intrappolava con i suoi trucchetti da 2 soldi. Grazie per la risposta! 🙂

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        3. Bon mi arrendo.. vedo che resti della tua convinzione e non ti sposti di un millimetro. Ovviamente non mi sposto neanche io di un nanometro dalla mia. Non so se il Alessandro (che è il titolare del blog che stiamo infestano di nostri commenti) sarà contento di ciò.

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        4. Quando sbaglio non ho alcun problema ad ammetterlo, e detesto chi non ammette i propri errori anche davanti all’evidenza. Tuttavia, in questo caso sono certo di non sbagliarmi nello schierarmi con Sgarbi: Wanna Marchi non è da applausi, ma per le persone da lei truffate vale il detto “chi è causa del suo mal pianga se stesso”. Anche se su questo non siamo riusciti a trovare un punto d’incontro, spero che la nostra lunga amicizia virtuale sia rimasta intatta.

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        5. Wwayne, la nostra amicizia resta intatta. Con moltà umiltà ti chiedo di andare a rivedere qualche concetto di diritto civile, vedo che con gli esempi non sono riuscito a farti schiodare da una difesa tanto offensiva quanto puramente volta all’odiens e alla spacconata. Sei arrivato vicino quando hai ammesso che la legge serve soprattutto per difendere chi ha meno strumenti e meno potere… secondo me se fai un altro passettino puoi arrivare non dico a condividere ma ad intendere quello che ho voluto dirti. Con stima.

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        6. Ma certo, so perfettamente che dal punto di vista del diritto i truffati da Wanna Marchi sono innocenti al 100%. Se invece analizzo la questione da un punto di vista morale mi viene da dividere le colpe tra chi ha truffato e chi non è stato capace di riconoscere un inganno a cui non avrebbe abboccato neanche un bambino. Buon fine settimana! Con stima, wwayne

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        7. La chiudo qui Wwayne, sia perché stiamo usando spazio altrui, sia perché non mi va di fare polemica. Ti porto un altro esempio estremo, sperando di chiarire. 25 anni fa, conobbi un professore universitario, luminare mondiale (sul serio, non per principio di nobiltà borbonica, molto diffuso nelle italiche contrade universitarie) nel suo settore. A questa sua “caratteristica” abbinava un carattere umano di inusitata bontà (considerando l’ambiente in cui lavorava era come trovare l’oro nel Sahara) ed una “ignoranza” pressoché fanciullesca in molti altri campi. Tra questi quello finanziario, in cui credeva beatamente a qualsiasi imbonitore tipo le tipe che citi. La sua capacità di cadere in trabocchetti da due soldi era veramente da “principiante”. Se guardo con le tue lenti, dal medio basso delle mie conoscenze finanziarie, potrei dire la stessa cosa che tu dici dei truffati del sapone. Moralmente i truffatori erano dei furbi, che erano riusciti ad intortare un povero pollo, sprovvisto delle minime conoscenze di economia finanziaria spicciola (non sto parlando di gestione di una società in accomandita per azioni) e di una predisposizione molto benevola verso il prossimo. Quel prof, morì qualche anno dopo, pressoché senza una lira in condizioni veramente penose. La legge per essere morale come dici tu, non può e non deve fare alcuna distinzione di casi. Salvaguardando tutti, specie i più deboli. La sua forza è in ciò, e da ciò dipende la credibilità di uno stato. Se si cominciano a fare i distinguo, o si reputa tonto un truffato, perché sprovvisto di conoscenze, perché troppo buono, troppo sprovveduto, disperato o lucido, sano o malato, donna o uomo, meridionale o settentrionale, operaio o imprenditore e altro e altro ancora… allora è un passo a finire nella barbarie. Se insisto su questo punto è perché la reputo non una questione piccola, ma nella sua piccolezza uno dei capisaldi della civiltà.

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      2. Sul fatto che la legge serve per difendere i più deboli siamo stati d’accordo fin dal principio. In effetti a ben guardare un punto d’incontro l’abbiamo trovato. Buon appetito! 🙂

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