Non prendete quel che seguirà come un consiglio di preparazione, ma solamente come un resoconto; tra un mesetto potrò invece dire se la mia preparazione è stata efficace. A dirla tutta, il titolo di questo post potrebbe essere Rassegna di mie foto mediocri sulle vacanze, oppure Antologia di itinerari con tappe adatte a tutta la famiglia. Ecco, proprio questo aspetto potrebbe essere il più interessante, comunque approfondirò sia qui, sia, forse, in un altro articolo, gli aspetti più strettamente legati all’allenamento.
Vai allora con il diario di due settimane all’insegna del “nessun giorno senza un po’ di dislivello”.
Domenica 8 agosto 2021. Leverogne – Saint Nicolas A/R. Arrivati la sera prima, esploriamo i dintorni di Leverogne, da sempre per noi luogo di svolta per salire in Valgrisenche. In realtà alcune decine di anni fa andai a valutare se fosse possibile arrampicare nella falesia all’epoca più difficile della Vallée, quella con il primo 8a, e capii che non sarei riuscito ad alzarmi da terra. Oggi non se ne parla neppure, perciò al mattino facciamo un giro tra i vigneti e prima di cena vado a correre per un canalone molto ripido, per fortuna all’ombra, dalla cui cima continuo in falsopiano verso Saint Nicolas, il cui campanile si vede bene dal fondovalle. In effetti non ero mai stato dalla chiesa, quindi, arrivato a Saint Nicolas, proseguo fino alla frazione La Cure, dove, appunto, c’è la chiesa. Arrivo, faccio dietrofront, e ritorno pensando alla cena da cucinare. Un’ora meno qualche secondo sempre di corsa, a ritmo abbastanza tranquillo, ma su terreno molto ripido.
Lunedì 9 agosto 2021. Col Bassac Nord. La prima vera gita è ovviamente in Valgrisenche ed è un buon esempio di gita a tappe. La mia idea è quella di salire sulla cima della Becca della Traversière, ma poi il programma cambia. Ad ogni modo, prima parte della gita fino al Rifugio Mario Bezzi, dove non andavo da 40 anni, quando appunto la Becca della Traversière fu il mio primo Tremila (se interessa, di questo monte ho scritto qui).

Dal rifugio, cambio di ritmo con il solo figlio grande, che alla prima gita preferisce non strafare, perciò ci dirigiamo al Lago San Martino a 2770 m. Non c’ero mai stato, il posto merita.




Scendiamo e mentre il figlio continua per il rifugio, io a circa 2500 metri mollo lo zaino e salgo veloce al Colle Bassac Nord, altro posto dove non ero mai salito. Nell’ultimo tratto di sfasciumi perdo la traccia e per qualche minuto sono tentato di ridiscendere, poi salgo un po’ a naso, fino a quando non ritrovo la traccia.






Discesa da goduria in un luogo isolato e stupendo.
Al Rifugio scopro che sono saliti anche i miei genitori e per mia madre di 84 anni i 400 metri di dislivello non sono niente male. Si comporta molto bene in discesa, quando su un nevaio supera due persone per lei troppo lente. In fondo come discesista avrò preso da qualcuno!
Martedì 10 agosto 2021. Col du Grand Collet.
Mentre la figlia di mezzo e la moglie riposano, la figlia piccola va con amici al Rifugio Fallère. Io andrei volentieri, ma il figlio grande ha voglia di fare qualcos’altro, visto che c’è già stato l’anno scorso (prendendo pure una storta in discesa). Allora ci uniamo a mio fratello e a una nipote con una meta per me nuova. I due giovani cugini che quest’autunno, a distanza di pochi giorni l’una dall’altro, diventeranno maggiorenni, impongono un ritmo bello intenso che mio fratello patisce un po’, ma che comunque regge. In poco tempo percorriamo i circa 900 metri che separano Pont in Valsavarenche dai 2832 mt. del Col du Grand Collet. Visto che le pietre intorno a noi non mancano, decido di regalarmi una puntata sulla vetta per quanto sappia senza nome subito sopra il colle. Parto di corsa, poi, quando cominciano le pietre grosse, vado al passo e cerco un itinerario. In pochi minuti sono comunque in cima, dove l’altimetro gps segna 2990 metri. La vista sul Gran Paradiso è notevole.






Notevoli, per i miei gusti, sono pure le pietre.
Per scendere cambiamo versante e raggiungiamo il Plan de Nivolet, da dove si ridiscende a Pont. Percorso dunque molto bello e con il vantaggio di permettere di scendere da un altro versante rispetto a quello dell’andata, arrivando però allo stesso punto di partenza. Visto che siamo stati veloci, mangiamo i nostri panini a Pont a un orario da inglesi.
Mercoledì 11 agosto 2021. Punta Basei. Io ci riprovo: propongo una gita addirittura a 4 possibili tappe in Val di Rhemes: Rifugio Benevolo, Lago di Goletta, Col Bassac Deré, Becca della Traversière, perché, se non lo si fosse capito, io ho una gran voglia di salirci. Fratello e nipoti sono però più propensi ad andare al Colle di Nivolettaz, dove io ero salito una volta da solo parecchi anni fa. Arrivati al rifugio, figli e figlie decidono di continuare con le cugine per il Colle di Nivolettaz. Il gruppo si sgrana e, mentre i due cugini coetanei e scatenati vanno con il loro passo, io chiudo la coda con Monica, che si ferma in un prato intorno ai 2600 metri. Accelero per riprendere chi sta davanti e raggiungo il fratello e la cognata che sta per fermarsi pure lei. Continuo fino a raggiungere le due figlie, che mantengono un bel passo. Marta si sta dirigendo verso il suo primo Tremila e pure Sara sta per superare il suo record stabilito l’anno scorso sul Fallère. Intanto la traccia ci porta al Colle Basei, molto vicino al Colle Nivolettaz. Tanto meglio, così anch’io arrivo a una nuova meta. Festeggiamenti d’obbligo per il primo Tremila di Marta.






Il panorama è spettacolare.
Le indicazioni danno la Punta Basei a venti minuti di cammino, allora dico agli altri di aspettarmi. Parto di corsa dai 3176 metri del colle e, ovviamente, quasi subito mi rimetto a camminare. Incrocio le persone salite dal Plan de Nivolet, che hanno fatto molto meno dislivello di noi, e punto verso la cima, per raggiungere la quale si percorre anche un breve tratto attrezzato. Sono a 3338 metri, un metro in più della Becca della Traversière.







Scatto qualche foto e, 21 minuti dopo averla lasciata, raggiungo nuovamente la famiglia (e devo dire che 20 minuti dal Colle alla Punta, sono un po’ pochi, se si cammina normalmente e non di corsa come ho fatto io). In discesa resto sempre vicino a Marta, che, finita la parte ripida, comincia ad accusare un po’ di stanchezza e rallenta il passo.
La discesa procede molto tranquillamente e, sotto il Rifugio Benevolo, una foto alla Granta Parei è d’obbligo.

Giovedì 12 agosto 2021. Mont Colmet. Giustamente c’è chi vuole riposare, ma il figlio grande è pieno di energie, perciò ci facciamo accompagnare al Colle San Carlo con il Mont Colmet come meta. Partiamo tardi, dopo le 11, e superiamo centinaia di escursionisti che salgono tranquillamente al lago d’Arpy. Matteo continua a impostare il passo e, come è capitato in passato ad altri amici propio salendo al lago di Pietra Rossa non si risparmia, al punto di arrivare un po’ provato al Lago (in effetti 1h10′ senza un solo passo di corsa non è male).



Gli lascio tutto e continuo, cercando di seguire i bolli gialli e gli ometti nell’immensa pietraia che dal lago va alla vetta. Naturalmente perdo e ritrovo la traccia, fino a quando non la perdo definitivamente. Non torno indietro a cercarla e seguo il principio secondo cui “in una pietraia il passaggio comunque lo trovo” e in effetti arrivo in vetta, ma non su quella tradizionale con il resto di un ricovero militare, bensì su quella a sinistra, di alcuni metri più alta. Tanto meglio e mi gusto un grandioso panorama a 360°
Anche in discesa scendo ad occhio fino a quando non mi rendo conto che conviene puntare al sottostante colle dal quale posso raggiungere un nevaio che mi fa perdere un bel po’ di quota in poche scivolate. Continuo ad occhio per la pietraia e ovviamente la cosa mi piace.
Raggiunto Matteo, ridiscendiamo ad Arpy Beach e poi scendiamo al villaggio di Arpy, invece che al Colle San Carlo. Prendiamo un gelato, ci rinfreschiamo e poi continuiamo a scendere per la strada asfaltata fino a quando non incrociamo il resto della famiglia in auto. Il pomeriggio continua con un po’ di arrampicata insieme al compagno di Monte Rosa Andrea.
Venerdì 13 agosto 2021. Lago di San Grato. Gita breve di riposo, ma non tutti sono in gran forma, così finisce che poco sotto il lago ci fermiamo. Io salgo e scendo velocemente dal Lago, ma non mi porto dietro neppure il telefono, quindi niente foto. Comunque se avete voglia di una gita breve, il Lago di San Grato in Valgrisenche merita.
Sabato 14 agosto 2021. Rifugi Vittorio Emanuele e Chabod. Siamo di nuovo a Pont per una gita ultraclassica e decido di darci dentro. Mentre moglie, figli, fratello, nipoti si preparano per partire, io, armato della sola canottiera, salgo di corsa. Non prendo nessuna scorciatoia per riuscire a salire sempre di corsa, quindi il tempo di salita di 51′ dal parcheggio al rifugio non è strepitoso, ma appena mi volto e comincio a scendere apro il gas e ci do dentro. Incrocio dapprima Matteo e Chiara come al solito veloci e già in alto, poi via via gli altri e 1h17′ dopo aver lasciato l’auto sono di nuovo al parcheggio. Bevo, non mi cambio la maglietta, prendo zaino e bastoncini e ricomincio a salire, questa volta camminando. Dopo 1h05′ sono di nuovo al rifugio, proprio quando sta arrivando Monica.

Finalmente cambio la maglietta e mangiamo insieme. Rifocillati e scattate le foto di rito, ci dividiamo tra quelli che ridiscendono a Pont e quelli che decidono di proseguire per saliscendi al Rifugio Chabod. Non avevo mai fatto la traversata: è bellissima!




Saliamo il tratto finale di sentiero per il rifugio lasciando lo zaino poco sotto, quindi non mi porto il telefono e non ho foto della bellissima parete nord del Gran Paradiso che sovrasta lo Chabod.
In discesa Matteo decide di correre, ma proprio di correre fino alla fine e gli sto dietro non solo io, ma pure Chiara. Resto ammirato e compiaciuto, sono andati davvero forte!
Domenica 15 agosto 2021. Si trasloca. È il giorno del trasferimento nel paradiso di Meyen in Val Ferret, dove ci dedichiamo al barbecue di Ferragosto. Nessuna gita, anche se, in effetti, verso le 6 del pomeriggio decido di sgranchirmi le gambe e di aiutare la digestione salendo per circa 400 metri lungo il sentiero del Rifugio Boccalatte. Tornato a Meyen, Matteo chiede di camminare un po’, così risaliamo di nuovo, questa volta per circa 300 metri, fino a quando incontriamo due alpinisti di ritorno dalla traversata integrale delle Grandes Jorasses, compiuta con un bivacco in parete sopra il Bivacco Canzio. Chapeau.
Lunedì 16 agosto 2021. Rifugio Bonatti. Decidiamo di goderci la prima notte in baita, così al mattino restiamo pigri a Meyen. Dopo un pranzo non proprio leggerissimo con gli avanzi carnivori del giorno precedente, faccio una partenza intelligente di primissimo pomeriggio sotto il sole. Scendo da Meyen alla strada principale della Val Ferret, risalgo a Pont Pailler e, di corsa, salgo verso il Rifugio Bonatti. Corro sempre, anche nei digestivi tratti ripidi della prima mezzora, ma ad un ritmo tranquillo, e dopo 1h07′ sono al Bonatti. Bevo alla fontana e scendo fino al ponte dopo i tornanti oltre Lavachey. Non mi perdo nessuna scorciatoia, neppure le scorciatoie delle scorciatoie e in 7’43” sono sulla strada. Da qui rientro correndo con molta calma e pensando al maledetto covid che per due anni mi ha impedito di sciare di fondo in questo paradiso.
Martedì 17 agosto 2021. Rifugio Bertone. È previsto un pranzo con tutta la famiglia a casa di mio fratello, in giornata verranno su persino mia sorella e mio cognato, quindi se ci si vuole muovere, bisogna farlo presto. Con Matteo verso le 7:30 partiamo per il Bertone seguendo fino ad oltre i 1900 mt. lo stesso percorso del giorno prima. Giunti al bivio, invece di andare a sinistra al Bonatti, andiamo a destra al Bertone. Ho percorso questa balconata tante volte e al mattino presto, ancora in ombra, è al massimo della sua bellezza. In meno di un’ora siamo al rifugio dove ci viene incontro un cane abbaiante che ci induce a non fermarci, tanto le foto di rito le avevamo scattate poco sopra.


In discesa Matteo prende una storta, non dolorosissima, ma neppure da trascurare, considerando che una settimana dopo dovrà riprendere gli allenamenti di ginnastica. Con mio grande senso di colpa, proseguiamo con un po’ più di cautela e poco dopo le 9 del mattino siamo in centro a Courmayeur a far la spesa per la parte di pranzo che ci compete.
Ah, al pomeriggio devo fare un po’ di spesa, che io trasformo in 13 km di camminata abbastanza veloce all’andata in discesa e con zaino carico al ritorno in salita.
Mercoledì 18 agosto 2021. Bivacco Fiorio. Mentre Matteo resta a casa a far riposare la caviglia, con amici ci dirigiamo verso un’altra meta classicissima, il Col Ferret. Tira un vento da Col Ferret, vale a dire che è freddo e che le mani rimangono intirizzite. Al colle Sara mi attende infreddolita, quindi, pur di scaldarsi, le va bene di continuare fino al bivacco Fiorio, dove – magia dello spostamento di versante – si sta d’incanto, mangiamo tranquilli e beati e veniamo poi raggiunti da altri amici, mentre il resto del gruppo mangia in fretta al colle per poi scendere al Rifugio Elena per un tè caldo.









In discesa dapprima ci godiamo le pietre aderentissime del primo tratto e poi Sara mette alla prova le ginocchia sul sentiero più ripido che ci sia, roba ai limiti dell’aderenza, come sanno tutti quelli che son stati qui.
Giovedì 19 agosto 2021. Colli Entre deux Sauts e Malatrà. Con altri amici che non ci sono mai stati, andiamo al Rifugio Bonatti partendo da Lavachey. Secondo il principio della gita a tappe, alcuni si fermano al rifugio, nonostante sia molto presto, altri continuano per il pianoro, dove avvistiamo un po’ di marmotte. L’amica Claudia, bravissima fotografa, rimpiange di non aver portato l’obiettivo giusto e cerca di rimediare avvicinandosi il più possibile agli animali. Chi ha voglia di vedere marmotte venga qui, possibilmente non troppo tardi, e non rimarrà deluso. Un po’ prima di mezzogiorno io, che ho deciso che salterò pranzo, resto solo e salgo al vicino Colle di Entre deux Sauts, poi, seguendo a ritroso il percorso con il quale spero di avviarmi alla conclusione del Tor, scendo e risalgo al Colle di Malatrà.




Quando arrivo al rifugio, tutti sono delusi per la scarsissima razione di polenta che si erano pregustati: ho fatto bene a saltar pranzo!
Venerdì 20 agosto 2021. Rifugio Boccalatte. Ultima salita delle vacanze e partenza diretta dai 1500 mt. di Meyen poco dopo le 7:30. La temperatura è perfetta e con Matteo partiamo alla volta del Boccalatte. Il sole ci raggiunge presto perché la salita è esposta a sud, ma non patiamo il caldo, casomai si fatica sul sentiero ripido. Matteo va tranquillo sulle roccette, anche su quelle più esposte, perciò l’imbrago e il kit da ferrata che da buon padre avevo portato restano nello zaino. In circa 1h45′ arriviamo al rifugio: non ci venivo da molti anni e non ricordavo un ambiente così grandioso. Le foto non rendono merito alla bellezza del posto.
















Riposiamo alcuni minuti, chiacchieriamo con un tipo molto molto magro che ha fatto l’integrale delle Jorasses e che, vedendo la mia giacchetta antivento, mi chiede se ho fatto la Monte Rosa Skymarathon: scopro allora che lui l’ha corsa nel 2018, arrivando 15° in coppia (improvvisata per defezione del suo compagno di cordata) con “uno svizzero che non conoscevo, Marco, uno che è andato bene anche al Tor”. Mi sorge un dubbio e, sceso a valle, controllo: lo svizzero forte è Marco Gazzola, che il Tor lo vinse (poi fu squalificato per un errore di percorso nel finale, ma, insomma, forte lo era e lo è). E allora che l’incontro mi porti bene!
Sabato 21 agosto 2021. Le boulangerie di Chamonix. Per l’ultima giornata piena ci dedichiamo ai croissant, alle quiche e ai macarons di Chamonix e limitiamo il dislivello a qualche boulder al Col di Montets. Dopo due anni che proviamo ad andarci e pigliamo pioggia, questa è la volta buona in cui riesco a far divertire i figli sui massi che da ragazzo adoravo. Naturalmente la mia performance arrampicatoria è misera e temo che Monica abbia scattato qualche foto che ne conserva memoria.
Considerazioni finali. Sicuramente sono mancati grandi chilometraggi, ma dal punto di vista dell’allenamento credo che sia stato importante camminare e correre ogni giorno, con i tempi di recupero ridotti. In salita non ho mai avuto problemi a sostenere ritmi che posso considerare “da Tor” e qualche micro-test mi ha lasciato ottimista, in particolare il fatto di essere riuscito a correre ininterrottamente tra i 2600 e i 2928 mt. di quota al Col di Malatrà. I dubbi sulla mia condizione rimangono, ma di sicuro queste due settimane di bel tempo ininterrotto sono state splendide.
Puntate precedenti:
Verso il Tor des Géants (1). Preso!
Verso il Tor des Géants (2). Sogni mostruosamente proibiti
Verso il Tor des Géants (3). Un abbozzo di programmazione
Verso il Tor des Géants (4). Adesso parlo davvero di allenamento.
Verso il Tor des Géants (5). Dimagrire, camminare e scendere veloci.
Verso il Tor des Géants (6). Salite vere e finalmente una gara.
Verso il Tor des Géants (7). Breithorn.
Verso il Tor des Géants (8). Monte Rosa Skymarathon.
Niente ultratrails quest’anno?
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Quest’anno nessuna gara lunga, ma una dura dura sì
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