Non è per snobismo che quest’anno fin quasi all’ultimo ho mantenuto un certo distacco dall’UTMB, è che ero concentrato sul sempre più vicino Tor des Géants. Poi il 20 agosto sono andato a Chamonix e, uscito dal parcheggio Saint Michel e arrivato nella Place de l’Église, alla vista dell’arco di partenza ho riconosciuto i segni dell’antica fiamma.

L’incendio UTMB è allora divampato e due giorni dopo, ormai a Genova, è cominciato il consueto delirio dell’ultima settimana di agosto, con la chat Sisport che inviava notifiche in continuazione, i messaggi, i commenti, le analisi, le previsioni tra amici, le dirette streaming, i controlli notturni del live della gara. Ecco allora le mie considerazioni sparse e le mie pagelle non sistematiche, parziali e di parte: per quelle sistematiche, complete e imparziali cercate siti più ufficiali.
Arrivare a Chamonix è difficile. La gara regina si è conclusa con 1521 finisher su 2347 partenti. Nonostante per iscriversi sia necessario aver concluso gare dal chilometraggio cospicuo, nonostante i miglioramenti della preparazione, nonostante la circolazione di guide e informazioni, nonostante le buone condizioni meteorologiche del 2021, il 35% dei corridori non ce l’ha fatta. Questo non significa che l’UTMB sia una gara estrema – salire il K2 d’inverno è una cosa estrema -, ma difficile sì. La lunga salita al buio al Col du Bonhomme dopo l’umidità tra Saint-Gervais e Les Contamines, la notte o l’alba al Col de la Seigne, il vento al Col Ferret, le tre salite che ancora mancano a Champex non sono banali e per affrontarle non è sufficiente essere allenati, ma occorre evitare gli errori. Su questo ritornerò.
Metafore regali. La mia solidissima fede repubblicana non mi sottrae dal fascino di re Lear e del principe Amleto, quindi per prima cosa proclamo la regina dell’UTMB, che non può essere altri se non la vincitrice a tempo di record Courtney Dauwalter. Al ruolo di re consorte elevo naturalmente François d’Haene, per la quarta volta vincitore. Tuttavia un ammiratore di Federico II stupor mundi sa bene che re, regine, principi, duchi possono essere tanti, ma la figura imperiale è una sola. Abbiamo visto, abbiamo amato e ammiriamo re e regine, Olmo e Kilian, Rory Bosio e Thévenard, D’Haene e Dauwalter, ma con 5 vittorie all’UTMB c’è un’imperatrice: Lizzy Hawker.
E adesso vai con i voti e, visto che il mio lavoro già mi costringe ad assegnare a volte delle insufficienze, cercherò di essere generoso.
I fratelli Gabioud. Voto: 10. La settimana santa del trail comincia con la partenza della PTL e si conclude con gli ultimi arrivi della stessa gara. La massacrante gara/non-gara è stata vinta dai fratelli Gabioud, Jules-Henry, ben noto per aver vinto la seconda edizione del Tor des Géants, e Candide, che oltre ad essere arrivato secondo alla PTL del 2019 vanta anche piazzamenti nei primi 20 alla TDS e alla CCC. Quel che colpisce non sono solamente le 100 ore per concludere il percorso, ma il distacco dato alla seconda équipe: 20 ore, roba da Fausto Coppi dell’endurance trail, verrebbe da dire.
Luca Zuccheri. Voto: collezionista. Luca è il Thévenard della Sisport e quest’anno ha corso la gara UTMB che ancora gli mancava, la MCC, l’ultima nata. Naturalmente è arrivato al traguardo e pure in una bella posizione, 173°, che a Chamonix non è da tutti.
Catherine Poletti. Voto: in sospeso. Io istintivamente solidarizzo con la presidente dell’UTMB. L’abbraccio o addirittura il bacio di Madame Poletti è qualcosa che si desidera come un bacio di Sharon Stone, perciò mi dispiace che la tragedia che ha colpito un corridore ceco alla TDS le causerà guai oltre a polemiche che dureranno a lungo. In effetti le centinaia di corridori, tra i quali gli ex-compagni di squadra Monica e Andrea, che per ore sono rimasti bloccati al freddo di notte non conserveranno uno splendido ricordo della gara e viene spontaneo chiedersi se la scelta di rispedirli indietro a Bourg-Saint-Maurice sia stata la più saggia e sicura. Di certo, per quanto ci si possa preparare a farlo, affrontare l’emergenza di un soccorso notturno con centinaia di persone poco vestite intorno deve essere stato tremendamente difficile per i soccorritori, così come Poletti non poteva prendere a cuor leggero qualsiasi decisione.
Daniel Jung. Voto: rimandato. Dopo il 5° posto alla TDS del 2017, l’italiano puntava a un risultato ancora migliore nella stessa gara. Ad oltre metà gara era ancora secondo, poi il ritiro.
Nicola Poggi. Voto: 10. Alla TDS il primo degli italiani, 25°, è stato un compagno di squadra e di questo siamo orgogliosissimi. Non avevamo dubbi sul fatto che Nico avrebbe fatto una gran gara perché il suo curriculum, i suoi allenamenti e i 4000 di corsa non possono mentire. Quanto sia faticosa la gara possiamo capirlo dal fatto che nella discesa finale Nico, uno dei discesisti più forti in circolazione, non abbia recuperato posizioni. Il video di Nico all’arrivo lo mostra davvero stanco, ai ristori invece le immagini ce lo danno sia concentrato, sia sorridente. Manca la lode perché tra di noi alcuni ci avevano preso gusto e lo immaginavano nei primi 20. Quando correrà l’UTMB e mi farà scendere dal podio dei genovesi nella gara regina, gliela assegnerò.
Tè e biscotti perché è un signore Una foto per le fans In incognito
Giuditta Turini. Voto: 9. Seconda tra le donne alla TDS e seconda in assoluto tra gli italiani, dietro a Nico. Aggiungiamo un tocco di storie familiari: Giuditta, compagna di Franco Collè, è giunta dietro a Manon Bohard, figlia di Patrick, vincitore del Tor des Géants che arrivò talmente stanco all’arrivo che, appena tagliato il traguardo, gli porsero una sedia.
Jonathan Albon. Voto 10 e lode. Agli italiani quest’anno farà sicuramente piacere che un britannico, Robbie Simpson, sia arrivato secondo, tuttavia un altro britannico, Jonathan Albon, ha vinto la OCC. La gara è stata quella in cui si sono visti i risultati migliori dal punto di vista cronometrico, il ritmo è stato pazzesco e ben 4 uomini sono andati sotto il tempo del 2019 di Stian Angermund, che non è un brocco qualunque. Mentre guardavo la diretta, avevo l’impressione che nella discesa finale Albon non stesse spingendo più di tanto e fosse giustamente stanco, poi a un certo punto è comparsa una sovrimpressione che diceva 18 km/h e mi son ricordato che chi corre bene in discesa non si scompone. A scomporsi era invece lo zaino, visto che più di una volta a Jonathan le borracce sono saltate fuori dagli spallacci: non è stata una buona pubblicità per lo zaino. Curiosità: il vincitore ha un team personale, l’Albon Racing.
Blandine L’Hirondel. Voto: 10 e lode. È volata come una rondine – mi si passi il gioco di parole scontato – a tempo di record, la sua discesa finale è stata un inno alla bellezza del trail, così come la sua gioia all’arrivo. Fino a quando non è arrivata Dauwalter all’arrivo del’UTMB, l’avevo insediata sul trono di regina del 2021.
Alberto Canessa. Voto: 10-. Alla OCC il compagno di squadra Alberto si sentiva all’esordio sul grande palcoscenico internazionale. Forte di piazzamenti e vittorie in gare importanti, ultima delle quali quella al Gran Trail Courmayeur da 55 km, sapeva che qui c’era da combattere contro uno stuolo di atleti di calibro internazionale. Ha vissuto le sensazioni che si provano in una grande e difficile gara, a Bovine era 44°, poi ha tenuto duro nella difficoltà ed è arrivato 60° a Vallorcine per poi riprendersi e tagliare il traguardo 54°. Ha dato tutto, in un breve video l’ho visto camminare nei metri finali e questo è un buon segno, perché significa che non si è risparmiato. Nella speranza di un suo racconto della gara, gli assegno un 10 non pieno perché dopo la prestazione del giorno prima di Nico, speravamo che fosse il primo degli italiani, ma è stato preceduto di 3 minuti scarsi da Daniele Calandri e di neppure 5 minuti da…
Elisa Desco. Voto: 9. Prima degli italiani alla OCC e quinta tra le donne, ma a una campionessa del suo calibro il quinto posto lascia un po’ di amaro in bocca. In realtà ha scalato posizioni per tutta la gara, perciò è stata bravissima.
Davide Cheraz. Voto: rimandato. Era l’italiano più atteso alla OCC e fino a Vallorcine è stato in lizza per entrare nei primi 10. Poi la crisi ad Argentière e il ritiro a La Flégère.
Gli italiani alla CCC. Voto 9 e 1/2. 4 italiani nei primi 14 nella più antica delle “sorelle minori”. Riccardo Montani, settimo, porta persino il mio cognome e questo mi diverte. Andreas Reiterer ha mancato di 4 minuti il podio e penso che un po’ gli bruci, perché è un atleta di livello internazionale, uno che forse può ambire al podio persino all’UTMB.
Francesca Canepa. Voto 8. L’atleta di punta dell’Italia , colei che ha vinto nel 2018, si ritira presto in seguito a cadute ripetute, ma le assegno un voto alto invece di rimandarla perché ho apprezzato la sua analisi della gara. Avrebbe potuto maledire la sfortuna, invece ha parlato degli errori che ha commesso.
“Qual è il minimo comune denominatore alla base? Il non aver mangiato abbastanza. Per ragioni semplici quanto idiote, non sono riuscita a gestirmi bene su questo aspetto e il conto è salato. Io se non mangio perdo il controllo, perdo il focus e le gambe fanno quello che vogliono, con fortunatamente dei riflessi che almeno finora mi hanno preservata dal trovarmi al creatore. Con i bastoni non riesco mai a prendere facilmente la roba, se la ficco troppo profondamente nelle tasche non la riesco nemmeno a trovare, ammetto di sentirmi un tantino come dire…. ritardata”.
Insomma, Francesca Canepa potrà sembrare irrazionale nella scelta delle gare e nelle sua programmazione, ma quando analizza le sue gare è di una lucidità esemplare. Con una caduta che fa dolere la cassa toracica messa già alla prova da una precedente microfrattura, potrebbe semplicemente dire di essere stata sfortunata, invece spiega che in realtà è imbranata a mangiare con i bastoncini in mano. Più sopra avevo scritto che all’UTMB per arrivare in fondo è necessario evitare gli errori e individuarli con precisione è il passo fondamentale per evitare di ripeterli.
Franco Collè. Voto: DNS. Cioè “did not start”, non è partito per preservarsi per il Tor des Géants. Questo significa che al Tor farò fatica a staccarlo perché non avrà la stanchezza dell’UTMB nelle gambe! Scherzi a parte, un atleta del livello di Collè secondo me dovrebbe scegliere tra le due gare e, visto che il Tor lo ha già vinto 2 volte, varrebbe la pena di mettersi alla prova con tutte le energie sulla più importante delle gare. Certo, il suo sponsor è sponsor del Tor e questo ha un peso.
Jim Walmsley. Voto: 6. Atteso come il grande rivale di D’Haene, in effetti fino a Courmayeur mantiene il suo passo, poi comincia a cedere qualcosa e all’Arnouva, passato dal 2° posto del Bertone al 17°, si ritira. Il velocissimo Jim quest’anno non è partito in maniera sconsiderata e sembrava aver azzeccato la tattica, ma evidentemente dove ci sono salite serie a ripetizione François è più forte.
Giulio Ornati. Voto: 9. Era atteso come il migliore degli italiani e lo è stato con un 13° posto. Si sperava che entrasse nei primi 10 e non ci è andato troppo lontano. Il crono è stato superiore rispetto al suo tempo più veloce nella velocissima gara del 2017 e anche rispetto a quando nel 2016 giunse 9° al traguardo. Che dire? Solido e affidabile come una roccia.
Xavier Thevenard. Voto: 8. Io gli do un voto alto a prescindere perché lo stimo troppo sia per la sua etica rigorosa sulle questioni ambientali, sia per la sua corsa leggerissima (mi sembra di aver già raccontato di quando l’ho visto passar di notte a Dolonne con un passo che neppure lo udivi). Quest’anno è partito dopo un periodo sfortunato (in questo caso sì che possiamo parlare di sfortuna) segnato dal Covid e dalla borelliosi di Lyme regalatagli da una zecca. Nei primi chilometri resta tra gli atleti di testa, ma a Les Chapieux l’uomo che ha vinto la CCC, la TDS, la OCC e per 3 volte l’UTMB si ritira.
François D’Haene. Voto 10. Ritirato Walmsley, il recordman dell’UTMB, doveva semplicemente vincere e mostrare l’inesorabile legge del più forte. Forse nelle gambe aveva ancora la fatica della Hardrock vinta a tempo di record, fatto sta che sembra non forzare mai e pare che si limiti a tenere il primo inseguitore a 10-15 minuti di distanza. Addirittura in discesa tiene i bastoncini in mano, come se fosse un escursionista che voglia preservarsi le articolazioni. Le 20h45′ finali sono lontane dalle 19h01′ del 2017, ma allora dovette scrollarsi di dosso Kilian nell’edizione più veloce di sempre per gli uomini.
La Sisport. Voto 10. È ovvio che sono di parte, comunque la mia squadra con Nico e Alberto ha fatto un figurone. Una menzione d’onore a tutti gli altri partecipanti.
Alla MCC, oltre a Luca, Daniele Nicoli si è tolto la soddisfazione di tagliare nuovamente il traguardo a Chamonix. A lui, che nel 2014 all’imbocco del sentiero a Les Gaillands mi scattò una bellissima foto, riservo la bella foto che ha pubblicato sulla sua pagina fb.

Sempre alla MCC, conclude la gara Luciano Commone, che il giorno dopo non avrà passato ore serene ad attendere Monica bloccata alla TDS.
Alla OCC, oltre ad Alberto, giungono al traguardo Stefano Poggi e Fabio Nicoli. Purtroppo il nostro V4 Gino Martino si ritira, ma rimane un faro per tutti noi, nonché un grande cuoco e oste delle nostre feste.
All’UTMB Andrea Vergassola parte bene ed è in linea per stabilire un tempo sotto le 30 ore, ma il ginocchio non è d’accordo e al Combal si ritira portandosi però a casa un bel po’ di emozioni.
Courtney Dauwalter. Voto: 2230. Voto spropositato per una prestazione spropositata. La statunitense campionessa in carica migliora di 7 minuti il tempo della compatriota Rory Bosio che però nel 2013 non dovette affrontare la risalita al colle delle Pyramides, che aggiunge una mezzoretta al tempo dei primi. Impressionante la sua marcia inarrestabile che sembrava trovare intoppi solo negli occhi da inumidire con il collirio ai ristori e da rinfrescare con l’acqua di un rigagnolo a un paio di chilometri dal traguardo. Nella discesa finale è stato esaltante vederla spingere come tutto per cercare di prendersi non solo la vittoria, ma pure il record. Una forza della natura.
