Sessismo e scrupoli grammaticali

La questione del sessismo della grammatica è seria e chi la liquida con risatine, scrollatine e scrolloni, lamentele sulla dittatura del politically correct spesso dimostra di essere un pigro conservatore che non ha voglia di mettere in discussione le proprie posizioni.

Ancora oggi, al tramonto del 2021 e a poche ore dall’alba del 2022, c’è chi cerca di spiegare che la “ministra” non va bene perché tanto c’è già il “ministro” e sicuramente queste persone rimarrebbero della stessa idea se il governo italiano fosse guidato da una  Golda Meir, una Benazir Bhutto o una Margaret Thatcher. Immagino che queste persone, che purtroppo potrebbero essere persino delle donne, un centinaio di anni fa avrebbero ritenuto inutile il suffragio femminile perché tanto c’era già il marito che votava.
Per le stesse poco misteriose ragioni, c’è chi rifiuta l’idea di una sindaca, nonostante cinque delle prime sei città italiane ne abbiano avuta già una (Palermo resiste).
Se il Parlamento a gennaio manderà al Quirinale una donna, comunque non si dovrebbero turbare gli animi delle maschiliste e dei maschilisti, visto che “presidente” è di genere comune, in quanto participio presente del verbo “presiedere” e quindi “presidentessa” è generalmente percepito come scherzoso se non ridicolo, al pari di “cantantessa”.
Detto questo, gli scrupoli e forse la poca dimestichezza con la grammatica, a volte portano al ridicolo, come in questo cartello che ho visto ieri in un bagno:

Sia “gentile”, sia “cliente” sono aggettivo e nome di genere comune, con maschile e femminile uguale sia al singolare, sia al plurale (“gentili clienti”), perciò gli asterischi non si capisce bene a che cosa servano.

6 pensieri riguardo “Sessismo e scrupoli grammaticali

  1. Molto razionale. Qualche giorno fa, ho visto una nostra coetanea, nominata assessore in un qualche comune italiano. Aveva deciso di cambiare il nome della funzione in “assessora”.. mutuando il termine dallo spagnolo.. mi sono detto: ecco l’onda lunga e d’ombra dell’Erasmus.

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    1. Devo dire che “assessora” non mi dispiace e mi verrebbe da usarlo, anche se è un po’ spagnoleggiante. Il problema è con il plurale. D’altra parte “assessoressa” creerebbe troppi problemi a chi parla come Jovanotti.

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      1. Si vero, non avevo pensato al plurale e alle difficoltà per chi ha la famosa zeppola. E’ un terreno comunque scivoloso Alessandro. Come sai, non sopporto le scopiazzature di termini stranieri o l’uso massiccio di inglesismi e spagnolismi (ora vedo che di gran lena tornano anche i francesismi, grazie all’effetto Brexit) quando esistono già termini in italiano. E dato che la lingua è uno strumento di comunicazione, ma che si basa sulla razionalità, sull’evoluzione della società e sull’estetica, ed evolve (come un organismo vivente) sarebbe anche il caso, che si mettesse mano noi (come italiane ed italiani) razionalmente per trovare soluzioni ai problemi che poni. Un caro saluto ed un augurio di buon 2022. Scusa se sono pedante nei miei commenti. Spero non ti diano fastidio.

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  2. Sono conservatrice, temo. Apprezzo riforme ed evoluzioni linguistiche quando vengono dal basso, e sono dunque spontanee. Mi dispiace, questa del femminile a tutti i costi mi sa di preconcetto, di imposizione; quasi un lavarsi la coscienza, per non vedere ben più gravi offese alle donne che non sia la mancanza del femminile per alcune cariche o lavori.. Quanto al suffisso -essa, sarà pure nato come dispregiativo, mi dicono, ma ormai non è più percepito come tale. Il linguaggio resta vivo se lo lasciamo fare…ma naturalmente potrei sbagliare. E poi sono antichissima 🙂

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