Teresa Mattei e la mimosa

A Genova l’8 marzo la mimosa è ormai sfiorita, quindi ho fotografato la mimosa in fiore il 12 febbraio.

Da tre anni c’è questa mimosa davanti alla scuola in cui insegno. Non è salda come un olivo, ha bisogno di essere sostenuta, ma sta resistendo e ha superato le estati più calde del secolo grazie a una collega che è andata regolarmente ad annaffiarla durante le vacanze. La mimosa è intitolata a Teresa Mattei, la partigiana Chicchi, una delle 21 donne dell’Assemblea costituente e membro più giovane dell’intera Costituente. Teresa Mattei fu colei che suggerì di usare la mimosa come fiore simbolico dell’8 marzo. Mentre in Francia il fiore dell’otto marzo era la violetta, lei preferì un fiore più semplice e diffuso nelle campagne. Sicuramente Teresa Mattei era molto più salda della nostra mimosa e il suo lascito non è solamente quello della “mimosa effimera” (Cardarelli), ma anche, e direi soprattutto, quello di una preziosissima locuzione avverbiale presente nell’articolo 3 della Costituzione.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Costituzione italiana, art. 3

Queste due parole, di fatto, sono uno splendido esempio di concretezza, di parole che non possono rimanere un auspicio, ma che devono calarsi nella realtà giorno dopo giorno.

Per noi insegnanti e per i nostri alunni fu un onore che a parlarci di Teresa Mattei fosse venuto Giordano Bruschi, il partigiano Giotto, insignito del Grifo d’Oro, la più alta onorificenza del comune di Genova. In una lezione all’aperto ai primi di marzo, incurante dei 95 anni compiuti, con una voce e un eloquio impeccabili allenati da una vita da politico e da sindacalista e dalle dirette su Telecittà che da ragazzino ogni tanto catturavano la mia attenzione, ci parlò con affetto e grande precisione storica di una donna che lui, pistoiese di nascita ma genovese fin da quando negli anni Trenta il padre ferroviere si trasferì in Valpolcevera, conobbe.

Pochi mesi fa, a 98 anni compiuti e, per sua fortuna, al chiuso del cinema Albatros, Giordano Bruschi è tornato a parlarci del partigiano Santiago, cioè Italo Calvino. Sempre con dei libri sottobraccio, libri che mantengono viva la memoria per costruire il futuro.

Giordano Bruschi con gli immancabili libri in mano

Sono rimasti pochi partigiani, ma la nostra scuola, grazie a un’altra collega, ha la fortuna di godere dell’amicizia di Giordano “Giotto” Bruschi, la cui ultima fatica, o forse la penultima perché è un vulcano in piena attività, rende onore a tanti uomini e donne che con lui e Teresa Mattei hanno condiviso la lotta per la Liberazione. Teresa Mattei non è più tra noi da ormai 11 anni, ma – spero di non eccedere nella retorica – la nostra mimosa che deve essere annaffiata è un bel segno dell’impegno necessario per rinnovare ogni giorno quel “di fatto”.

Un pensiero riguardo “Teresa Mattei e la mimosa

  1. Non mi piacciono i feticci, le adunate, le grandi coorti urlanti e solidali, le ricorrenze (a cominciare dal mio compleanno), e i maschi che sventolano mimose. Ma mi piace questo tuo post sentimentale. E naturalmente quel “di fatto”, che si dice dovuto a Mattei.
    (Anche se, fosse dipeso da lei sola, oggi delle donne iatliane si starebbe occupando Putin 😉)

    "Mi piace"

Lascia un commento