Luoghi comuni (15). La resilienza

0. Tutti resiliano. O resiliono? Comunque nessuno resiste più. Resistere è plebeo.

  1. Accidenti a me che non prendo abbastanza appunti e adesso non posso riportare le parole di quel tale che alla radio infarciva ogni frase di resilienza per parlare dei vestiti che vendeva.
  2. Era già venuto fuori in un altro articolo del blog: io accusavo Conte con il PNRR – Piano nazionale di ripresa e resilienza -, ma mi era stato fatto giustamente notare che ci avevano già pensato a Bruxelles con il National Recovery and Resilience Plan. Conte era stato solo un pedissequo traduttore.
  3. Alle mie figlie e a mio figlio: “L’importante è che tu non ti tatui “Resilienza”. “E non portatemi a casa fidanzati o fidanzate che se lo siano tatuato”.
  4. Arriverà quel giorno, arriverà. E io tremo al pensiero di quando sentirò qualcuno che dirà che i partigiani combatterono nella Resilienza.
  5. Le mie antenne linguistiche sono sensibili, ma potrebbero non essere ben orientate; chissà se in qualche corso motivazionale non ci sia qualcuno che tra un mindset e una mission non si usi già il verbo “resiliare”. E se si usasse “resiliere”? Ecco, “resiliere” sarebbe un caso sorprendente di produttività della seconda coniugazione.
Ma ci pensate a quello che, seriamente, ha scritto #nextgenerationitalia?

6 pensieri riguardo “Luoghi comuni (15). La resilienza

  1. 😂😂😂 Devo confessare di aver usato ‘resilienza’ in un libro del 2009 per paragonare tra loro Kurt Cobain e Keith Richards e poche pagine dopo per spiegarne (insieme a ‘resistenza’ e ‘robustezza’) l’efficacia come attributi di un sistema complesso. Smisi di usare resilienza pochi anni dopo quando mi accorsi che, lanciata da un libro del pur ottimo Beppe Severgnini, la parola era approdata nella Notte In Cui Tutte Le Vacche Sono Grigie e si avviava a diventare il nonsenso che tu bene stigmatizzi.
    (Resilienza e resistenza sono così precisamente definite in fisica, da essere addirittura misurabili).

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