10 quadri che fanno ridere (una buffa storia dell’arte)

Ci sono quadri che tra i loro scopi hanno anche quello di far ridere. Non parlo di quelle opere involontariamente comiche, che sono in un certo senso opere fallite, ma proprio di quelle opere che vogliono mettere allegria in chi le guarda. Non parlerò dunque di quadri – faccio esempi non a caso – preraffaelliti o simbolisti che, serissimi nelle intenzioni degli autori, oggi possono far ridere (per esperienza personale: al Musée d’Orsay, L’Ecole de Platon di Jean Delville), ma di tele che rivelano un intrinseco humour.

Prima di partire con la lista, che, a differenza di quanto avevo fatto in un post precedente, comprenderà anche quadri che purtroppo non ho mai visto di persona, proclamo come quadro hors catégorie il Giardino delle delizie di Hieronymus Bosch. Si può cliccare qui per una immagine del pannello centrale zoomabile e con una buona definizione. Dopodiché è probabile che vi divertirete talmente tanto che non tornerete a leggere la mia lista.

  1. Raffaello, Madonna Sistina, Dresda, Gemäldegalerie
Raffaello, Madonna Sistina, 1513 (Dresda, Gemäldegalerie Alte Meister)

Non sono mai stato a Dresda e forse l’unica cosa sensata che posso scrivere è che dovrei andarci per passare un po’ di tempo di fronte a questo capolavoro stupefacente già in fotografia: la tenda così teatrale, i volti come solo Raffaello li sa dipingere, la nube di cherubini e poi, ragione per cui apro la mia rassegna con quest’opera, i due cherubini annoiati appoggiati alla base del quadro. Non si può dire che siano un lampo di genio, perché qui è tutto un fulgore del genio di Raffaello.

2. Quinten Matsijs, La duchessa brutta, Londra, National Gallery

Quinten Matsijs, La duchessa brutta, 1513 (Londra, National Gallery)

Quando a 12 anni ebbi per la prima volta la fortuna di andare alla National Gallery, mi si stamparono indelebilmente nella memoria alcuni quadri e tra questi c’era questo “Ritratto di donna grottesca”, noto anche con il nome che fu ripreso in Alice nel paese delle meraviglie. Forse questo quadro rappresenta una persona contro cui la natura si è accanita, forse si basa su delle caricature di Leonardo, sicuramente da oltre 500 anni chi lo vede non può non mettersi a ridere.

3. Giuseppe Arcimboldo, Autunno, Parigi, Louvre

Giuseppe Arcimboldo, Autunno, 1563, Parigi, Louvre

Tra le quattro stagioni esposte al Louvre, scelgo quella in cui ci troviamo in questo momento. I bambini quando vedono i quadri di Arcimboldo ridono. Come dar loro torto?

4. Willliam Hogarth, Marriage A-la-Mode, The Tête à Tête, Londra, National Gallery

Willliam Hogarth, Marriage A-la-Mode, The Tête à Tête, 1743 (Londra, National Gallery)

Non può mancare in questa rassegna il quadro che ho scelto come immagine di sfondo per questo blog. È il secondo di una serie di sei quadri che compongono il ciclo del Marriage A-la-Mode. “Che cosa mi tocca vedere!” pensa il pio servitore sulla sinistra, che dà le spalle al visconte e alla viscontessa, reduci da una notte brava di certo non trascorsa a recitare la liturgia delle ore. Ma i due non si sono sollazzati insieme: lei, impudicamente a gambe aperte, ostenta un pieno appagamento; lui è stravolto, ha in tasca un trofeo che il cagnolino va a odorare, ma ci sono indizi che inducono a pensare che sia impotente. Di sicuro ha la sifilide, ce lo dice il punto nero sul collo, che nella serie dei quadri indica proprio chi è afflitto dalla lue.

5. Carlo Carrà, Antigrazioso, 1916.

Carlo Carrà, Antigrazioso, 1916.

Il soggetto dell’antigrazioso ha avuto un certo successo durante gli anni che giudicherei come i più felici per la pittura italiana del Novecento, se non fosse che proprio l’evento che tanto fu auspicato dai Futuristi, cioè la guerra, si portò via, tra i tanti, proprio il più grande dei futuristi, che ebbe solo 33 anni di tempo per manifestare la propria grandezza. Proprio Boccioni si cimentò con l’antigrazioso sia su tela sia con il gesso (la fusione in bronzo conservata al Metropolitan è successiva di alcuni decenni). Ma qui parlo dell’Antigrazioso di Carlo Carrà, che, a differenza di quelli di Boccioni, è assolutamente bidimensionale e, soprattutto, è buffo. Purtroppo non ho mai visto dal vero questo quadro che, se non sbaglio, appartiene a una collezione privata, quindi temo che la mia esperienza si limiterà a una conoscenza libresca.

6. Fortunato Depero, I miei balli plastici, Rovereto, MART

Fortunato Depero, I miei balli plastici, 1918 (Rovereto MART)

Prima ancora delle bellissime pubblicità e della bottiglia del Campari, Depero ideò anche uno spettacolo di marionette. Le marionette sono sempre un po’ buffe, ancor di più se rappresentano uomini meccanici con i baffoni.

7. Klee, Senecio, Basilea, Kunstmuseum

Paul Klee, Senecio, 1922 (Basel, Kunstmuseum)

A Basilea ci sono parecchie cose da vedere, quindi spero di andarci prima o poi. Ci abita pure un vecchio amico! Non credo di aver mai capito bene Klee, ma quel che è certo è che nei suoi quadri con tutte quelle linee sottili c’è qualcosa di buffo.

8. Max Ernst, La Vergine sculaccia il Bambino Gesù davanti a tre testimoni: André Breton, Paul Éluard e il pittore, Düsseldorf, Kunstpalast

Max Ernst, La Vergine sculaccia il Bambino Gesù davanti a tre testimoni: André Breton, Paul Éluard e il pittore, 1926 (Düsseldorf, Kunstpalast)

La vena blasfema dei surrealisti è nota, basti pensare al finale del film di Buñuel, L’âge d’or. Qui la tradizionale iconografia della Vergine con il Bambino è interpretata in maniera del tutto inedita, con tanto di culetto arrossato e aureola caduta per terra come se fosse un cappellino.

9. Jean Dubuffet, Fautrier con la fronte aggrottata, New York, Collection Robert Elkon

Jean Dubuffet, Fautrier con la fronte aggrottata, 1947 (New York, Collection Robert Elkon)

L’arte informale sembrerebbe quanto di meno allegro ci possa essere. Gli ostaggi di Fautrier e i sacchi di Burri sono estremamente inquietanti, tuttavia Dubuffet aveva un occhio speciale per i bambini e i malati psichiatrici e ne ricavava l’ispirazione per dei ritratti estremamente buffi. Qualcuno dal vero l’ho visto, ma scelgo questo che ho trovato in un catalogo di una mostra del 1973 al Guggenheim (detto così fa figo, in realtà l’ho fortunosamente e legalmente scaricato gratis sul mio pc) perché ritrae proprio Jean Fautrier. Le opere di Dubuffet continueranno ad avere un aspetto divertente, basti pensare alle sue sculture. Ne ricordo un paio: la grotta dentro cui ci si avventura al Centre Pompidou di Parigi e una scultura collocata nel giardino della splendida Fondation Gianadda di Martigny.

10. Salvador Dali, Giovane vergine autosodomizzata dalle corna della sua stessa castità, collezione privata

Salvador Dali, Giovane vergine autosodomizzata dalle corna della sua stessa castità, 1954 (collezione privata)

Di questo quadro ricordavo più o meno il titolo. Lo vidi che ero poco più di un bambino – Dalì era sicuramente ancora vivo -, ma non ricordo dove. L’ho rintracciato e ho scoperto che appartiene a un privato, quindi l’ho visto in qualche mostra durante gli anni ’80, in un periodo in cui mi capitò di vederne più di una. È chiaramente il quadro di un pervertito: ce lo dicono il titolo, il soggetto, la storia del quadro che è una rielaborazione oscena di un delicato ritratto della sorella dipinto trenta anni prima, la storia di Dalì, un pazzo ma geniale. Più di vent’anni fa vidi alla tv in Inghilterra un documentario su Dali – mi piacciono tantissimo i documentari su Dalì – tra l’altro assai divertente per la pronuncia inglese non proprio impeccabile di Dalì (ricordo un jumping pronunciato “giumpin”) e per definizioni improbabili della propria pittura (nuclear mysticism). Alcune settimane dopo ebbi un incubo in cui io ero insidiato da un laido Dalì.

Salvador Dalì, Figura alla finestra, 1925 (Madrid, Museo Regina Sofia)

4 pensieri riguardo “10 quadri che fanno ridere (una buffa storia dell’arte)

  1. Tutti i quadri che hai analizzato sono nel loro genere fantastici! La natura morta di Arcimboldo e’ qualcosa di indecifrabile. e’ talmente contro le leggi della fisica e dell’estetica, che mi chiedo se sia stata (come immagino) una provocazione (cosi come immagino lo sia il ritratto della donna grottesca). Le mie preferenze, ma sono gusti personali, in questa galleria sono tutti rivolti a Ernst e a Dali’. Scoprii questi due quadri vent’anni fa, e non solo mi fecero ridere, ma mi piacquero molto. Credo sia il mio lato blasfemo che grazie a certi lavori dei pittori surrealisti viene fuori.

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  2. In un’epoca in cui i media avevano già cominciato a rendere dei personaggi quelli che in realtà erano essere insignificanti, Dalì aveva la fortuna di essere un personaggio per davvero. E questo lo faceva brillare come una stella al di là del suo sconfinato talento artistico.

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