Non è che mi metterò a insultarlo e a diffamarlo, non è nel mio stile. È che lo scrittore, oltre ad avere un’altissima opinione di sé, è permaloso. Un giorno scrissi qualcosa su di lui e i suoi libri, non ne parlai esattamente come del nuovo Joyce o del nuovo Pynchon e lui non la prese bene. A dir la verità, non paragonai neppure la coerenza dei suoi comportamenti con quella di Giacomo Matteotti. Un anno dopo aver pubblicato il pezzo, una sera mi arrivò una notifica di WordPress che mi informava che lo scrittore aveva pubblicato un commento che recitava due parole: “Ok. Avvocato”. Presi il commento come uno scatto d’ira e non feci nulla. Non fui così sciocco da abboccare e rispondere, ma la sensazione di aver subito un’intimidazione fu sgradevole. Magari è uno di quelli che in continuazione annunciano querele che poi non vengono sporte, però non potevo non pensare che lo scrittore ha pubblicato decine di libri con i più grossi gruppi editoriali e che collabora con uno dei più noti settimanali di attualità politica e che quindi magari non si paga da solo l’avvocato. Io però sono molto rispettoso della libertà di parola e non cancellai il suo intervento. Al suo posto mi sarei sentito umiliato, ma ognuno ha la sua sensibilità.
Adesso è però uscita la quarta versione di un suo romanzo. Non so se sia un primato italiano, visto che a me vengono in mente le due edizioni dei Promessi Sposi + Fermo e Lucia di Manzoni, le tre edizioni di Fratelli d’Italia di Arbasino e le tre edizioni dell’Orlando Furioso + i Cinque Canti di Ariosto.
Su un sito di letteratura sono dunque incappato in un estratto dell’ultima fatica dello scrittore e non ho resistito: occorre soffermarsi sulla sua lingua, quindi ecco un estratto dell’estratto:
La reality imperava, stereoscopica un po’ dovunque. Un acquerello digitato male, con i livelli e i pennelli un poco a spruzzo delicatamente adagiati dentro lo screen, le dita veloci dei bambini nativi, digitali, immani bambini idioti con la bolla di saliva all’angolo della boccuccia enorme, pelati per le chemio nell’atmosfera metropolitanizzata di questo secolo Ventunesimo che adesso si atmosferizza davvero, si radica nell’aria vaporizzandosi un po’ qua e un po’ là, sanificando tutto, santificando niente: i Bambini Santi, torniti nelle loro carni occidentali tremuli, belli e integrati nelle classi con le maestre che insegnano con la lim e con il Metodo Bortolato, tutti Bimbi Teletubbies che ripetono la sillaba giusta con una lentezza letargica e il cretinismo delle valli più oscure e profonde ricondotto alle pianure gentrificate: Bimbi da Capannoni Industriali, da Centri Commerciali monotematici, da Toys’R’Us prima del fallimento, da Città del Sole con quei giocattoli di legno stolido finto antico, smaltati nelle vernici i trenini fatti di legno e di magneti tra vagone e vagone sulle rotaie pittate della marca di negozio per bambino che fidelizza il bambino. […]
Nella ferrovia della Città del Sole tutti i Bambini Idioti vedono con il cretinismo delle valli più oscure lo «orrendo» incidente tra treno e treno, migliaia di morti di legno e magneti dipinti a mano industrialmente, gli omìni spezzati con i fracassi facciali, le brecce craniche da cui fuoriescono i cervelli in questo mondo di Lego di legno e balbuzie dei Bambini Idioti. Essi sono molto lisci nella pelle facciale, privi delle case popolari e delle province più remote dell’India raggiungibili in giorni di treno che non incidenta mai. E tutti gli omìni Cittadini del Sole compaiono in questo rendering della realtà, della reality, a soccorrere e vivere lo schianto tra i trenini: l’omìno dottore con l’efficienza della borsa del medico e le ambulanze con gli omìni dal sorriso uguale nella faccia gialla del Lego, vagoni che hanno investito pedoni e macchine, auto travolte dallo svaso della diga immane di fango, tutto un paese alpestre dell’Italia austriaca, paesani vestiti da Schützen, un mondo tirolese non casuale, che perturbava lungo il secolo precedente dagli Stati Uniti all’orizzonte, radiando le immagini del Pinocchietto Disney: un’immagine prendeva vita da sé, lallava e si stupiva, progenitrice dei Teletubbies e di tutti i Bambini Idioti di questo mondo ora.
Sono un amante dei periodi ampi, ma le 173 parole della seconda frase e le 141 della quarta sono un po’ tante, est modus in rebus.
La reality immagino che sia una realtà la cui percezione, anzi la cui sostanza è completamente stravolta dalla sua rappresentazione televisiva o comunque mediatica. Le televisioni sembrano essere a volume azzerato perché la reality è solamente stereoscopica e non stereofonica.
Il dolce e tradizionale acquerello è in realtà un disegno realizzato male con qualche programma come Paintbrush o Photoshop. Lo schermo è uno screen, immagino per concordarlo linguisticamente con la reality.
E veniamo ai bambini. Idioti e con la bolla agli angoli della bocca perché allo scrittore apocalittico mica può bastare una realtà (reality) disegnata malamente da dei bambini: no i bambini sono bruttissimi, incontinenti nella salivazione e pure malati. Tiè, beccatevi pure la chemioterapia, brutti nativi digitali! D’altra parte che cosa pretendono questi bambini del ventunesimo (ma con la maiuscola) secolo che si è atmosferizzato un po’ ovunque. Un tempo Umberto Tozzi poteva cantare che “nell’aria c’è / polline di te”, ma adesso non è più epoca per queste dolcezze. Lo scrittore schifa le dolcezze e schifa l’idea che questi malati, in confronto ai quali i malatini del libro Cuore sono dei corazzieri, possano andare a scuola. Sono “integrati” nelle classi, ohibò! Però, un momento, sempre all’interno delle 173 parole della frase, i bambini sono diventati “belli”, d’altra parte ogni scarrafone è bello a mamma sua. Non c’è dubbio che le innovazioni didattiche siano una cosa disdicevole, quindi il metodo Bortolato per apprendere la matematica è roba per cretini.
Ecco, i cretini. Questo è il punto più interessante. Da dove vengono questi idioti (frase numero 3, dove “Bambini Idioti” è persino ripetuto)? Ci imbattiamo nel “cretinismo delle valli più oscure e profonde ricondotto alle pianure gentrificate“. Allo scrittore l’espressione piace talmente che poco dopo copia e incolla “il cretinismo delle valli più oscure”. Non possiamo dire con sicurezza che questi bambini siano scesi dalla Val Brembana intorno a Bergamo, ma, insomma, sono dei campagnoli. Una commentatrice che stimo molto ha scritto una volta che lo scrittore ha un approccio molto lombrosiano nella descrizione dei personaggi, io aggiungo che il nostro ha pure una predilezione per il luogo comune etnico, se non proprio per l’insulto etnico-razzista. Questi bambini di campagna vanno nei negozi della catena Città del Sole e giocano con i trenini di legno (e pure i trenini di legno stanno antipatici allo scrittore, forse perché li ritiene gentrificanti) e con questi trenini giocano a investire persone e auto, ma le auto sono pure già state travolte dal fango tracimato da una diga, così ci mettiamo pure un riferimento al Vajont che le catastrofi ci piacciono. E poi questo Vajont, che lo scrittore cita in un passo che ho omesso, ma che si intuisce facilmente in quelle dighe e in quel fango, viene dall’ex Impero Asburgico, quindi anche se Erto è in Friuli e non in Tirolo, sicuramente lì si vestono da Schützen come il Pinocchio Disney che è il progenitore dei Teletubbies e continuiamo pure con l’associazione di idee come se giocassimo al Bersaglio della Settimana Enigmistica.
Ma torniamo ai Bambini Idioti. Al netto della sintassi peculiare del nostro, pare che gli “Essi” all’inizio del quarto periodo siano proprio i Bambini Idioti, i quali, incredibile a dirsi, sono “molto lisci nella pelle facciale”, cioè non hanno la barba. In effetti ci si aspetterebbe che i mostri di campagna e di montagna fossero pelosi come orsi. Rimane però il dubbio che la liscezza riguardi solamente la “pelle facciale”, quindi possiamo immaginare una schiena decisamente irsuta, se non addirittura delle natiche lanute.
Butto lì l’ipotesi che il razzismo dello scrittore abbia una solida base scientifica, infatti il cretinismo era associato al gozzo, il quale era dovuto alla mancanza di iodio che affliggeva i mostri della Val Brembana e di Erto e Casso. Se solo quegli imbecilli avessero usato il sale iodato!
P.S. Il commento o la minaccia dello scrittore mi giunsero il 15 luglio, cioè un giorno dopo l’uscita del suo ultimo (adesso penultimo) libro. Invece di essere contento della pubblicazione da parte di un grosso editore che gli aveva procurato nel giro di poche settimane recensioni entusiastiche un po’ ovunque, lo scrittore andava a caccia di pesci piccoli. Il suo ultimo (penultimo) libro è una sorta di reportage sulla pandemia vista anche all’interno degli ospedali. Dai passi che ho letto, mi sono fatto alcune idee sul libro, ma non è il caso che le scriva, visto che sono semplici congetture. Mi piace invece ricordare che un paio di settimane prima, sul suo sito e sulla sua pagina Facebook, aveva riportato un passo della terza edizione del libro che qui ho commentato. Si era stupito di rileggere che nel 2009 avesse scritto queste cose:
Sono fatto accomodare direttamente davanti all’astanteria del pronto soccorso e qui almeno venticinque anziani sotto ossigeno parlano nonostante le maschere dell’ossigeno, sono morenti, si vede vizza la loro pelle gialla, piagata, i vestiti privi di una qualunque coerenza stilistica, quella sorta di slacciamento finale che anticipa in estetica quanto accadrà in fisiologia. Il golfino marrone chiaro, i pantaloni verde marcio in un tessuto poco spesso, le scarpe traforate, il vicino indossa un pullover a scacchi multicolori e tiene un basco sulla nuca pelata e parlano da sotto la maschera per l’ossigeno, fittamente, dell’influenza A, la Suina, la Nuova, la pandemia che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha indicato come la versione rinnovata della Spagnola, tutti sono terrorizzati, il primo morto a causa di influenza A non è morto a causa di influenza A, a Napoli, nessuno è andato al suo funerale per la paura, le scorte di Amuchina si sono esaurite in poche ore, anche a Milano, per via degli annunci tremendi sulla pandemia che va interrotta interrompendo le strette di mano per via dei germi, tutto deve essere disinfettato. Sono più di venticinque vecchi, tossiscono, gravi in insufficienza respiratoria, una sorta di coro tragico disposto su una skenè fintamente tecnologizzata, borbottano, hanno paura, sono terrorizzati, dicono che moriranno per l’influenza A mentre stanno morendo per un virus parainfluenzale, non si accorgono che stanno morendo adesso, parlano di quando moriranno dopo, la parola “pandemia” viene pronunciata un numero impressionante di occorrenze.La pandemia è l’annuncio della pandemia.
Su Facebook c’è chi ha commentato – credo senza ironia – “Cavoli xxx, ma come fai? la visione “, oppure “Impressionante
“. Beh, nel 2009-2010 la pandemia dell’influenza suina era sulla bocca di tutti – io me la beccai pure – e non si faceva altro che vedere persone con la bottiglietta di gel dell’Amuchina in mano. Ricordo chiarissimamente un mio alunno dai capelli rossi in primo banco che ogni tanto se la versava sulle mani. Proprio un veggente lo scrittore.
Questo post è un magnifico spaccato dell’Italia culturale contemporanea. Bravo Alessandro!
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Grazie, troppo gentile. Come scrissi già una volta a Elena, se finirò dietro le sbarre nascondetemi una lima in una torta!
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Oppure ti portiamo le arance 🙂
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Arance dalla Sicilia vanno benissimo
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Ciao, analisi grandiosa.
Avevo visto quest’estate il commento del G.G. e ti avevo invidiato: è il nastrino della legion d’onore all’occhiello del tuo blog.
Ieri mattina avevo visto l’estratto dell’edizione 4.0 (esistono anche le edizioni con i decimali, tipo 4.3?), ma non me la ero sentita di andare oltre la decima o undicesima riga. Tanto, lette due lette tutte.
Adesso c’è un commento. Vai a vedere.
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Meno male che avevo la mascherina mentre ridevo sull’autobus alla lettura del commento!
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Comunque non l’ho letto tutto neanch’io l’estratto, quindi magari i bambini alla fine son diventati intelligenti, chissà.
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Macché, io mi sono premurata di leggerlo tutto (insomma leggerlo – svolare come una farfalla…). Alla fine i bambini idioti siamo noi, ma rimane che il prototipo dell’idiota è il Bambino Idiota rappresentato in un certo modo, che giustamente ha suscitato lo sdegno dell’Associazione Genitori. Questa scarsa sensibilità nei confronti della disabilità… non me la sarei aspettata! Uno attento (a se stesso) come G.G… E quel particolare poi, “pelati per le chemio”… Non mi stupirei se anche AGEOP-ricerca si costituisse parte civile.
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Michel Onfray (autore di ben altra portata) ha ben definito il concetto di cinismo volgare, pienamente applicabile al personaggio in questione.
L’autore che tu citi è a mio parere un miserabile, non sa scrivere (nel senso che è palloso) e ha frequentazioni sessuali, di cui peraltro si vanta, discutibili anche giuridicamente.
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Limitandomi all’aspetto dello scrittore: sì, scrive proprio male.
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Anche io intendevo lo scrittore, e mi chiedo cosa spinga un autore a mostrarsi così. Non ci vedo nulla di artistico in questo.
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