Non è che il controllo del Green Pass a scuola è un falso problema?

Come capitato altre volte, premetto alcune precisazioni. La prima è che io sarei per l’obbligo vaccinale esteso almeno a tutti gli adulti, la seconda è che in casa mia ci siamo tutti vaccinati, a parte la figlia più piccola che non ha ancora 12 anni, la terza è che ovviamente ho il Green Pass, che finora non ho sentito come qualcosa di gravoso sulla mia vita e sulla mia privacy, per la cui difesa sarebbe sicuramente più efficace non scrivere ciò che ho appena scritto.

Detto questo, non nascondo che ho alcune perplessità sullo strumento Green Pass, che mi sembra comportare alcune macchinosità che, probabilmente, emergeranno ancora di più a ferie estive consumate per tutti e all’abbassarsi delle temperature.

Di sicuro le perplessità non riguardano però l’uso del Green Pass per chi lavora nella scuola. Leggo in questi giorni di presidi, insegnanti e non-docenti preoccupati per il caos e l’ingestibilità che il controllo del Green Pass porterebbe nelle scuole. Si paventano scuole bloccate, si ipotizzano spese pazze per dei totem da porre all’ingresso delle scuole per controllare gli ingressi e altri scenari tra l’orwelliano o il più prosaico ministero italiano.

Ora io mi chiedo: chi ha certi timori dove ha lavorato nell’ultimo anno? Capisco se certe cose fossero state dette e scritte un anno fa, quando io stesso scrivevo che “è impensabile che si misuri la febbre a tutti gli alunni, oppure che li si costringa a passare sotto fantascientifici termoscanner”, ma l’esperienza invece ha insegnato che nella normalissima succursale in cui io lavoro nel giro di 10 minuti all’ingresso misuravamo la temperatura e igienizzavamo le mani di circa 130 alunni e che in un altro paio di minuti, una volta saliti in classe, gli stessi alunni ricevevano una mascherina chirurgica pulita. Ebbene, per controllare il Green Pass c’è uno strumento semplicissimo, un’app che chiunque può scaricare sullo smartphone, che è quella che abbiamo visto usare nei bar e nei ristoranti nelle ultime settimane. Io l’ho scaricata per curiosità, l’ho provata e ho visto che funziona.

In altre parole, controllare il Green Pass a scuola non è diverso dal misurare la temperatura corporea.

Ora immagino le possibili obiezioni, che – sarei pronto a giocarmi una pizza se non fosse così – immagino possano provenire in gran parte dai non vaccinati. Qualcuno potrebbe dire che lo smartphone non deve essere di proprietà di un insegnante o di un bidello, bensì della scuola. Obiezione davvero decisiva, mi vien da commentare. Altri diranno “allora che cosa facciamo quando uno esibisce il green pass non valido, oppure non lo ha?” A parte il fatto che la maggior parte del personale si è vaccinato o si sta affrettando a farlo, forse è bene rispondere “cavoli suoi”. No, non è una risposta accettabile, ma è realistico pensare che, primo o secondo giorno di lavoro a parte, quando i meccanismi devono rodarsi e, proprio per questo, si tende ad arrivare sul luogo di lavoro più in anticipo del solito, una persona si presenti sistematicamente al lavoro senza il Green Pass valido? Le categorie di persone che potrebbero comportarsi così sono due (in qualche rarissimo caso si intersecano): gli irriducibili partigiani contro la dittatura sanitaria e gli imbecilli. Entrambe le categorie sono degne di rispetto, ma credo anche che siano numericamente marginali. In altre parole, sia pure con eccessivo ritardo, si sta chiarendo che cosa accadrà a chi non avrà il Green Pass per andare a lavorare a scuola e quello sarà, è inutile ipotizzare che ogni giorno le stesse persone che ne sono sprovviste si ostineranno a ripresentarsi a scuola.

Quanto alle questioni di privacy, trovo bizzarro che spesso vengano sollevate sui social network che sanno di che colore sono le mutande che indossiamo grazie alle informazioni che regaliamo loro quotidianamente.

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4 pensieri riguardo “Non è che il controllo del Green Pass a scuola è un falso problema?

  1. Anche io devo anteporre la premessa che potrebbe qui scapparmi una stupidaggine a causa del turbinio di informazioni che anziché chiarire a volte confondono, però:
    nei luoghi in cui sia vincolante il green pass, e le persone che vi si rechino abitualmente per necessità o diletto (quindi uffici, scuole, ma anche palestre, o pubblici esercizi) ne dispongano e lo abbiano una volta per tutte esibito e siano state identificate da chi è preposto al controllo, ed essendo che tale documento ha una chiaramente definita scadenza, perché mai si dovrebbe effettuare una verifica a ogni accesso? Che cosa mi è sfuggito?

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    1. Usando quel poco di buon senso che posso avere, penso la stessa cosa, ma mi sembra di capire che il problema nasca da un bizantinismo del genere: “il Green Pass deve dire semplicemente se io sono a posto nel momento in cui lo esibisco, ma non deve far sapere se la mia vaccinazione è avvenuta a gennaio, ad aprile, a giugno, o l’altro ieri, altrimenti si finisce per discriminare chi regolarizza la propria posizione facendo un tampone ogni due giorni”. Qualcuno mi corregga se ho capito male, perché vorrei tanto aver capito male.

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  2. Peggio del bizantinismo da te citato c’è solo la difformità di regole anche in UE, dove io all’imbarco a Malpensa ho dovuto dimostrare di essere sano e al reimbarco a Berlino se ne sono candidamente fottuti.

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