Requiem per la Repubblica

Non parlo di quella democratica fondata sul lavoro, che tra un mese compirà 78 anni. Certo, potrebbe star meglio se a votare non andassero meno di due terzi delle persone che ne hanno diritto; se a legiferare fosse il parlamento e non, sempre di più, il governo; se non ci fosse l’incoercibile desiderio di renderla sempre più presidenzialista; se i capi delle multinazionali non fossero ricevuti e riveriti dai vertici delle istituzioni invece che tenuti a bada.

Parlo di quella che 30 anni dopo quella fondata sul lavoro, fu fondata da Eugenio Scalfari di carta e in un formato più piccolo rispetto agli altri quotidiani. Non è che io dica niente di originale, c’è chi la dà per irrimediabilmente decaduta da anni, chi la considera irrecuperabile, chi ne ha certificato la morte: io aggiungo un dettaglio alla cartella clinica.
Ieri pomeriggio apro la app del quotidiano e il quarto articolo che appare è questa roba qua:

Nonostante verso il quotidiano io abbia ho già manifestato altre volte la mia disillusione (qui, oppure qui, anche qui, ancora qui e ancora qua), mi illudo che si tratti di un link pubblicitario a uno di quegli articoli dagli strabilianti titoli acchiappaclic posti in fondo alle pagine degli articoli normali. A volte ci clicco anch’io, ben consapevole di andare a leggere una cretinata. Invece no, questa notizie è messa proprio in alto, con quel “E la sua reazione sorprende” perfetto calco di titoli quali “Bambino gattona nella cuccia del pitbull. La sua reazione sorprende”.

Adesso mi si potrà dire che la posizione degli articoli sull’app di Repubblica non è stabilita da un redattore in carne ed ossa, ma è generata automaticamente: beh, cambiate il generatore, se proprio non volete pagare il redattore. Oppure, se il redattore lavora male, fategli un cazziatone. Mi si chiederà anche perché io continui a leggere Repubblica. Ma qualcosa dovrò pur leggere, mica posso leggere solo i lunghi pezzi del Post. Anzi, visto che l’abbonamento al sito della Repubblica lo pago, sarà pure mio diritto lamentarmi se leggo cose del genere.

E il padrone che fa? A John Elkann gliene frega qualcosa? Giusto pochi giorni fa leggevo che GEDI, il fu gruppo editoriale “l’Espresso” che comprendeva tanti giornali e che ormai è ridotto praticamente alla Repubblica e alla Stampa, nei bilanci di Exor, la finanziaria guidata appunto da John Elkann, conta per lo 0,2%. Non produce utili e nel 2023 era iscritta a bilancio per un valore di 68 milioni di euro, meno di un terzo rispetto al 2021. Insomma, non conta nulla quando si tratta di muovere denaro – quello lo muovono Ferrari e Stellantis – e forse non conta nulla per indirizzare l’opinione pubblica, per affermare un’ideologia, per fare cultura. Chi ci lavora forse ci prova, il giornale ha ancora grandi firme, le vignette di Altan sono ancora pubblicate sulla Repubblica, ma vien da pensare che a Elkann questo non interessi. Stellantis non è italiana, le Fiat sono costruite sempre meno in Italia: serve forse perdere ancora qualche milione di euro per indirizzare l’opinione pubblica e l’opinione di chi conta nei confronti della Fiat? Che la Repubblica naufraghi e la si venda a buon prezzo o forse la si svenda, che la Stampa si rimpicciolisca sempre di più e rimanga un soprammobile di famiglia, in attesa delle ulteriori pulizie di fine stagione.

17 pensieri riguardo “Requiem per la Repubblica

  1. Non so. Tu ci leggi quasi un disegno invece io penso che i coinvolgimenti editoriali di Exor abbiano fortune e intenti disparati. Pensa all’Economist. Pensa a Limes dentro GEDI. Pensa a Clarivate (non esattamente news ma quasi). Fatico a intravedere un paino dietro il decadimento di Rep., salvo ovviamente il fatto che quasi nessuno quasi mai investe in un giornale per fare i soldi.
    I segni che descrivi sono gli stessi che si reperiscono in altri media.

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    1. Mi è partito l’invio prima di continuare a scrivere.
      Dicevo che non vedo nessun piano editoriale in Gedi. Per lo meno Urbano Cairo al Corriere ha un piano: usarlo per vendere più spazi pubblicitari che può. Per quel che capisco, ci riesce abbastanza.

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  2. PS: Io lessi Repubblica per molti anni, dal loro primo numero. Invecchiando, e pur consapevole che l’obiettività è una fanfaluca, mi stufai di un giornale che era troppo più forte nei commenti che nei fatti (a cominciare dai titoli dei libri, dalle date dei convegni e dagli indirizzi dei cinema) e non correggeva le bozze. Cominciai a considerarlo un giornale sciatto, più romano che milanese—so di spiegarmi male. Colpa mia, sia chiaro!

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  3. Ciao Alessandro. Tocchi con la repubblica (rigorosamente in minuscolo) un tasto dolente, ne avevo scritto tempo fa. Credo che la sua parabola discendente fosse iniziata nel 2008 (parliamo di 16 anni fa), forse anche prima (quando molti suoi editorialisti e giornalisti di punta, scrivevano libri di saggistica, pubblicati regolamente da Mondadori. Non voglio abusare come sempre di tuoi spazi. Ansi scusa. Oggi come quotidiano è impresentabile. Non credo che la “cordata” di riferimento sia poco interessata all'”orientamento”, dato che oggi i suoi interessi sono per lo più fuori d’Italia. Le notizie su Torino sono sempre molto filtrate ed edulcorate. Avrei voluto scriverne giorni fa, quando a Torino si tenne una manifestazione importante contro “la fuga” stellantis e Repubblica ne dava un trafiletto sulla pagine di cronaca torinese. Noto di tanto in tanto articoli elogiativi, ai limiti dell’agiografico nei confronti di alcuni avi della famiglia di riferimento. Magari hanno poco effetto sugli italiani in generale, data la poca diffusione. Risposta: Ni’. In Italia leggono in pochi (i libri), quei pochi che leggono come quotidiani on-line (cartacei) si rifanno a Repubblica/Stampa/CdS. Quei pochi che leggono, guardano spesso poi i talk-show de la7, dove mi sembra scorrazzano da stabilmente due anni, i giornalisti di punta di Limes properietà dello stesso gruppo (come detto da Magrassi), i quali ripetono da anni, le cose che diceva un certo Kissinger dagli anni 60 fino a che è morto.. con la solita teoria dell’equilibrio degli imperi, con varianti che sfiorano il comico involontario per il numero di citazioni erudite (tutte superflue) nel caso dello sparring partner di Mentana (o forse Mentana fa da sparring partner all’altro). Non vorrei fare il complottaro, mettendo insieme tanti punti e tirandone una teoria, ma ci sono tra tutti questi punti, un po’ troppe coincidenze, che ovviamente non fanno alcuna teoria, ma un qualche pensiero/dubbio sul “non più interessati ad orientare” me lo pongono. Un caro saluto!

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    1. Già nell’articolo ho parlato di padroni. Adesso potrei dire che, visto che i giornalisti di Limes (GEDI) vanno in tv su La7 (Cairo), la rivalità tra giornali e gruppi editoriali non esiste. Il nemico di classe sono i padroni dei giornali. Guarda lì che, io che non lo son mai stato, finisco per scrivere come un marxiano!

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      1. Grazie per la risposta. Poteva essere il 2007/08, entrai a Torino in uno store mondadori e mi accorsi che molti giornalisti di repubblica avevano pubblicato “saggi” con mondadori. Marxianamente o non marxianamente come l’avresti presa? Io un po’ male, da non marxista… però a trovare sempre connessioni, si fa la figura del complottaro. Sulla base di quella “strana coincidenza”, forse trovo abbastanza normale oggi, che i giornalisti del primo gruppo, siano ospiti di punta di la7. Non mi aspetto certo che non vengano invitati. Non sono mica dei Mina’ qualunque…

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    2. Sì Fritz, qui appari davvero complottaro e manicheo. 🤣🤣 Ad esempio non puoi non riconoscere nello sparring partner di Mentana una scoperta giornalistica. Dario Fabbri è palesemente un vero esperto di geopolitica, la cui competenza è fondata su conoscenza sicura della storia e sulla frequentazione diretta di lingue che vanno dalle slave alle anglosassoni, dal farsi al portoghese. Percepisco chiaramente che a me occorrerebbero almeno 5 anni di studio per portarmi al suo livello, mentre in 3 mesi mi porterei facilmente al livello del 95% degli autori di Limes (non dico 100 perché non li conosco tutti). Se le fette di salame anti-Cairo ti impediscono di ritenere che passare a La7 non sia per forza sintomo di mediocrità, prova a sentire Fabbri su Youtube. 😉

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      1. Cerchero’ di aggiornarmi quanto prima su Fabbri grazie a YT. Manicheo è bello, mi piace 🙂 Anticairo. ma va! A me Cairo sta simpatico, l’ho anche visto dal vivo una volta in un convegno al PoliTO (poteva essere il 2005) ed era l’unico che non fece addormentare la platea. Buona giornata!

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  4. Non trovi che il succedersi continuo e repentino di direttori e caporedattori dei due quotidiani ormai gemelli siamesi del gruppo GEDI abbia qualcosa di brezneviano? Ritratti appesi che all’improvviso spariscono per essere “spolverati”

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